Come è già noto a tutti il Movimento 5 Stelle, tramite il meccanismo delle Quirinarie, ha scelto il proprio candidato alla Presidenza della Repubblica, Milena Gabanelli.
La giornalista di Report non ha ancora comunicato la sua decisione, ma a prescindere, la sua salita al Colle appare alquanto improbabile. Sia perché con molta probabilità la sua risposta sarà negativa, sia perché difficilmente la Gabanelli otterrebbe i voti necessari per diventare il dodicesimo Capo dello Stato.
E allora spunta fuori un altro nome, quello del terzo classificato nelle votazioni a 5 Stelle, Stefano Rodotà, classe 1933, noto giurista, ex Garante della Privacy nonché ex esponente politico dei DS.
Beppe Grillo è stato chiaro, qualora l’ipotesi Gabanelli tramontasse, il M5S voterebbe Rodotà, ma non solo, ieri il leader ha clamorosamente aperto, per la prima volta da mesi, una porta al PD. Se il centrosinistra facesse convergere il proprio voto sul giurista calabrese, potrebbe, forse (è d’obbligo dirlo), nascere quella collaborazione che in molti chiedono da tempo e che i grillini hanno sempre rifiutato.
Bersani & Co. adesso si trovano quindi a prendere una decisione spinosa, le scelte sono essenzialmente tre:
1) Votare Rodotà, nome noto e stimato da gran parte dell’opinione pubblica, e tentare un’intesa coi 5 stelle;
2) Puntare su una figura scelta in accordo con il PDL (uno tra Giuliano Amato e Massimo D’Alema per esempio) e magari chiudere le votazioni già al primo scrutinio;
3) Fare un colpo di mano scegliendo un candidato proprio (Romano Prodi) che con molta probabilità verrebbe rifiutato dagli altri partiti.
Perché il PD non vuole Rodotà?
Nonostante una collaborazione coi 5 Stelle sia stata ricercata per mesi da Bersani, oggi sono pochi gli esponenti del Partito Democratico che si dicono disposti a votare Stefano Rodotà.
Unica ad essersi dichiarata favorevole è stata sinora la senatrice Laura Puppato:
“Tra un Rodotà da eleggere con il M5S e un Giuliano Amato, Presidente condiviso con il centrodestra, sceglierei sicuramente l’opzione Rodotà”.
E aggiunge:
“Se si cerca un Governo di cambiamento, come detto più volte da Bersani, si persegue questa strada, andando avanti nella direzione presa con l’elezione dei Presidenti di Camera e Senato.”
Ma pare, che ad oggi, sia la sola a pensarla in questo modo, gli altri rappresentati del Partito infatti, criticano la scelta, considerandola tra l’altro, come afferma il deputato Ivan Scalfarotto, una sorta di ricatto perpetrato dai grillini:
“Trovo che quello dei grillini non sia un metodo corretto. O decide il 5 Stelle o va tutto a rotoli. Mi piacerebbe che il M5S si applicasse per cercare una soluzione condivisa”.
Insomma il PD è ancora, come sempre spaccato e, nonostante le elezioni siano ormai più che imminenti, pare non aver ancora trovato un nome da appoggiare."
Il Dubbio
Il punto è uno: votando Rodotà il PD si inimicherebbe il PDL e direbbe addio al tanto auspicato Governissimo, non votandolo, allontanerebbe ancora di più i 5Stelle, tentando una possibile (o improbabile, che dir si voglia) intesa con Berlusconi che sicuramente farebbe perdere a Bersani & Co. parte dei consensi di quell’elettorato che due mesi fa scelse il centrosinistra come alternativa a PDL.
Quale sarà la scelta del PD rimane ancora un’incognita, ciò che è sicuro è che il segretario deve sbrigarsi. Mancano poche ore ormai all’inizio delle votazioni per il Quirinale e tutta questa indecisione potrebbe comunque costare cara ai democratici, sia dal punto di vista politico, che da quello dei consensi.
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