Proteste USA, la diplomazia internazionale contro Trump

Mario D’Angelo

02/06/2020

Trump accerchiato dalla politica internazionale per la sua gestione delle proteste per la morte dell’afroamericano George Floyd

Proteste USA, la diplomazia internazionale contro Trump

Sono il presidente della legge e dell’ordine”, ha tuonato Donald Trump su Twitter in relazione alle proteste che infuriano da una settimana negli Stati Uniti. Ma, sul fronte internazionale, le vicende scaturite dall’uccisione dell’afroamericano George Floyd potrebbero generare notevole caos, sia politico che economico.

La condotta di Trump, che ha istigato l’uso della forza militare sui manifestanti, potrebbe mettere a rischio anche il rapporto con storici alleati degli USA, come il Canada e il Regno Unito.

Morte George Floyd, Ue: “Abuso di potere”

“Shock”, “orrore e costernazione”: sono solo alcune delle parole utilizzate da diplomatici provenienti da tutto il mondo in relazione ai casi - per nulla isolati - di abusi di potere da parte delle forze dell’ordine statunitensi. Trump, lungi dal condannarli, al contrario ha fatto pressione sui governatori affinché mettano al più presto a tacere i propri cittadini che manifestano contro il razzismo sistemico.

L’atteggiamento della Casa Bianca non è stato visto di buon occhio dalle altre democrazie del mondo.

Il capo degli Affari esteri europei, Josep Borrell, ad esempio, ha detto che l’Unione europea è “scioccata e sconvolta” dalla morte del nero americano George Floyd mentre era preso in custodia dalla polizia, descrivendola come un “abuso di potere” e mettendo in guardia da “ulteriore uso eccessivo della forza”.

L’arresto del 46enne Floyd è stato catturato in un video in cui un poliziotto schiacciava per otto minuti con il ginocchio il collo dell’uomo. Poco dopo, Floyd è deceduto. Il poliziotto è stato licenziato insieme ad altri tre e, dopo l’inizio delle proteste, è stato arrestato soltanto per omicidio colposo.

La morte di Floyd ha scatenato la rabbia per il trattamento degli afroamericani da parte delle forze di polizia e, in generale, di una nazione marchiata da grandi dislivelli sociali.

Cosa dicono gli alleati della Casa Bianca su proteste USA

“Guardiamo gli Stati Uniti con orrore e costernazione”, ha detto il primo ministro del Canada Justin Trudeau. “È un momento per unire le persone, un tempo per ascoltare, per capire come le ingiustizie continuano nonostante il progresso per anni e decenni”, ha detto il PM.

Intanto cresce la pressione sul Canada da parte di esperti del commercio e di politica estera affinché il Paese riesamini le relazioni con gli USA, anche in relazione alla gestione della pandemia da parte di Trump.

Un caso diplomatico potrebbe scoppiare persino con il Regno Unito: il governo di Downing Street potrebbe presto decidere di sospendere l’esportazione di gas lacrimogeno, proiettili di gomma e scudi antisommossa agli Stati Uniti. La legge britannica ne obbliga infatti la sospensione dell’export se questi vengono usati per la repressione interna.

Un altro caso è scoppiato fra gli Stati Uniti e l’Australia. Il primo ministro Scott Morrison ha chiesto l’avvio di un’inchiesta sull’aggressione di una giornalista australiana di 7News e del suo cameraman da parte della polizia.

L’operatore Tim Myers è stato colpito al petto da uno scudo antisommossa, mentre la corrispondente Amelia Brace è stata colpita con un manganello. Morrison ha chiesto all’ambasciata australiana a Washington di investigare sull’accaduto. Il sito Bellingcat ha raccolto circa un centinaio di attacchi della polizia contro i giornalisti.

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