Enel sul mercato la settimana prossima? Le probabilità aumentano. Ecco il piano di privatizzazioni che riguarderà anche Poste, Ferrovie dello Stato e Sace, ma Eni non si tocca. Tutti i piani del Governo Renzi
Se fosse un film sarebbe "La storia infinita". Si riapre nuovamente il dossier privatizzazioni. Il ministero dell’Economia riprende un capitolo aperto dal Governo Letta e fermatosi quasi subito tra intoppi e paure. Si studiano cambiamenti, correzioni, conferme e scadenze, ma la volontà rimane sempre la stessa: vendere.
L’Esecutivo Renzi aveva deciso di bloccare tutto per cercare un modo migliore di sfruttare la situazione e guadagnare il più possibile, adesso sembra che queste soluzioni siano arrivate e l’Italia è pronta a fare quel salto che l’Europa chiede da un bel po’.
Le aziende controllate dallo Stato sono tante e di valore: Enel, Ferrovie, Poste, Enav, Sace, ecc. Finiranno tutte sul mercato in tempi brevi e seguendo programmi ben definiti.
La prima sarà Enel, poi toccherà a Poste e Ferrovie. Ecco dunque l’agenda del Governo sulle privatizzazioni
Enel sul mercato
E’ la notizia del giorno. Enel verrà collocata sul mercato la settimana prossima. Non c’è ancora alcuna certezza, ma secondo alcune indiscrezioni provenienti dal MEF, l’intenzione sarebbe quella di cedere il 5% della compagnia energetica allo scopo di portare alle casse del Tesoro una cifra intorno ai 2 miliardi di euro.
Il piano sembra ormai giunto alla sua conclusione e gli uomini di Padoan aspetterebbero solo il momento giusto per dare il via all’operazione. Il mercato deve essere pronto a ricevere un’offerta del genere oggi come oggi, ogni giorno sembra propizio. Le borse sono in subbuglio, gli acquisti procedono a un ritmo alto e l’attività borsistica è in ampliamento. La cosa da evitare è solo una: che il valore delle azioni non scenda ancora. Da giugno oggi il titolo della società Elettrica è infatti calato da 4,46 euro a 3,69 euro, con un minimo di 3,55 toccato ad ottobre. Un ulteriore ribasso ridurrebbe di netto l’incasso previsto già destinati al Fondo di ammortamento del debito pubblico.
Poste, collocamento nel 2015
Dopo Enel, toccherà a Poste. Questa privatizzazione è di importanza vitale per l’Italia, dato che potrebbe arrivare in un momento importantissimo, un momento in cui il nostro Paese dovrà affrontare un nuovo esame dell’Unione europeo.
La volontà sarebbe quella di attuare una cessione del 40% tra la primavera e l’estate dell’anno prossimo. Dopo lo stop del governo Renzi arrivato nei mesi scorsi, non si può più sbagliare.
Il Mef ha studiato i cambiamenti necessari perché questo non accada. Era fondamentale soprattutto attendere il rapporto dell’Agcom su 350 milioni di fondi indirizzati a Poste per il “Servizio postale universale” fornito in base all’intesa con il ministero dello Sviluppo economico. Nei prossimi anni gli stanziamenti scenderanno a 260 milioni e Caio sta preparando un dossier per illustrare ai mercati come il servizio postale “classico”, cioè le lettere, si trasformerà in seguito alla riduzione dei trasferimenti.
Una delle operazioni più importanti consisterà nel taglio della frequenza nella consegna delle missive in alcune zone periferiche del Paese. L’intenzione sarebbe quella di distribuire a giorni alterni nel 10-15% del territorio nazionale.
Uno step necessario, al quale seguirà la cessione del 40% con un incasso stimato di 4 miliardi.
Ferrovie dello Stato e le altre controllate
L’ultima cessione, e anche la più consistente, riguarderà le Ferrovie dello Stato. Nel progetto è coinvolto anche il ministero delle Infrastrutture. Due giorni fa è stato istituito un gruppo di lavoro che avrà il compito di strutturare la vendita che, con ogni probabilità, arriverà alla fine del prossimo anno.
La volontà del Governo sarebbe quella di mettere sul mercato il 40% di Fs allo scopo di guadagnare circa 5 miliardi di euro.
Nel frattempo si studiano anche le privatizzazioni di Enav, Sace.
Diverse le prospettive per Eni. Le parole di Renzi sono state chiare:
«È giusto andare avanti rapidamente con l’Enel ma con l’Eni no. Si tratta di un’azienda di una importanza delicata per noi e soprattutto che sta macinando utili su utili».
Tutto archiviato dunque, Eni non si tocca.
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