Privatizzazioni delle società partecipate: i gioielli di famiglia che Renzi ha intenzione di vendere

Simone Casavecchia

10 Aprile 2014 - 12:19

Dalle Poste a Ferrovie dello Stato, da Enav a Grandi stazioni: le partecipazioni pubbliche che dovranno garantire le coperture economiche del DEF

Privatizzazioni delle società partecipate: i gioielli di famiglia che Renzi ha intenzione di vendere

Nell’ambito del Documento di Economia e Finanza presentato nel Consiglio dei Ministri di ieri, è stato discusso anche il Piano Nazionale di Riforma (PNR) una delle tre parti del DEF stesso, nel quale è stata delineata una prima bozza delle privatizzazioni previste per le società attualmente partecipate dallo Stato.

Si tratta dei cosiddetti “gioielli di famiglia”, società o gruppi di società che lo Stato controlla direttamente, attraverso i Ministeri Competenti (in genere il Ministero dell’Economia) o delle quali lo Stato, attraverso la Cassa Depositi e Presiti, detiene un controllo indiretto. L’attenzione di Renzi e del Ministro dell’Economia Padoan sarebbe puntata su un folto gruppo di realtà imprenditoriali che il Governo ha intenzione di vendere e, quindi, di privatizzare, per far entrare nelle casse dello Stato denaro utile a garantire le necessarie coperture economiche per le riforme previste per i prossimi anni.

Le privatizzazioni dovrebbero interessare: Eni, Enav e STMicroelectronics, che sono sottoposte al controllo diretto dello Stato e Sace, Fincantieri, Cdp Reti, Tag (società che gestisce i gasdotti Slovacchia-Austria-Italia) e Grandi Stazioni – Cento Stazioni, di cui lo Stato ha un controllo indiretto. Oltre a queste imprese, di grandi dimensioni è prevista anche la vendita ai privati di una parte delle società pubbliche locali.

L’obiettivo dichiarato dal Governo è quello di far entrare nelle casse dello Stato 12 miliardi nel 2014 e tra i 10 e i 12 miliardi per ciascuno degli anni dal 2015 al 2017, una somma che corrisponde a circa lo 0,7 % del Pil.

Secondo quanto anticipato dall’agenzia Public Policy, nella bozza del Piano Nazionale di Riforma, il governo sosterrebbe l’importanza delle privatizzazioni, in un’ottica di chiara continuità con i provvedimenti già avviati dal Governo Letta, in questa stessa direzione: “Un primo passo nella vendita delle partecipazioni statali è stato fatto già a gennaio 2014, attraverso l’approvazione di due decreti del Ministero dell’Economia e delle Finanze che regolamentano l’alienazione del 40% delle quote del capitale di Poste italiane e il 49% delle quote di capitale di Enav. L’attivazione di processi di privatizzazione di società partecipate e controllate sarà perseguito con i mezzi normativi necessari ad assicurarne la piena efficacia, non solo per dare un ulteriore contributo alla riduzione del debito pubblico, ma anche per portare maggiore efficienza in interi settori dell’economia locale”.

Grande assente dall’elenco delle società da privatizzare è la RAI che necessiterebbe una rapida azione di privatizzazione ben più dei colossi dell’energia e di Finmeccanica. L’operazione sarebbe tuttavia molto difficile da attuare e anche per altre aziende pubbliche come le Ferrovie dello Stato e Poste Italiane, il Governo dovrà scontrarsi con molti altri soggetti, sicuramente contrari all’iniziativa, primi fra tutti i sindacati.

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