Il prezzo del petrolio torna a scendere: focus sull’accordo nucleare con l’Iran

Flavia Provenzani

02/04/2015

Il prezzo del petrolio continua la sua discesa, dopo aver chiuso la sessione di mercoledì in rialzo grazie alla debolezza del dollaro USA. Preoccupazione per un eccesso di offerta di petrolio con il ritorno sul mercato dell’Iran.

Il prezzo del petrolio torna a scendere: focus sull’accordo nucleare con l’Iran

Il prezzo del petrolio torna a scendere giovedì, in ritirata dai guadagni della sessione di ieri: la prospettiva che si possa giungere ad un accordo sul nucleare con Teheran e un possibile e conseguente aumento delle esportazioni di greggio da parte dell’Iran contribuiscono a mantenere alta la pressione sui prezzi.

Le grandi potenze e l’Iran hanno prolungato i colloqui sul nucleare con superando di due giorni la scadenza fissata precedentemente il 31 marzo, con gli attori coinvolti che affermano che le possibilità di un accordo preliminare sono bilanciate tra successo e fallimento.

Sia il Brent che il greggio USA erano riusciti a riprendersi per tre sessioni consecutive di perdite mercoledì, guadagnando 2 dollari o più dopo che i dati della Energy Information Administration (EIA) hanno mostrato un calo degli impianti di perforazione e estrazione del petrolio, provocando un calo della produzione negli Stati Uniti la scorsa settimana per la prima volta dalla fine di dicembre.

Il Brent con consegna di maggio è sceso di 46 centesimi a 56,64 dollari al barile, dopo essere salito di 1,99 dollari mercoledì.

Il greggio USA con consegna a maggio è sceso di 56 centesimi a 49,53 dollari al barile, dopo aver chiuso su di 2,49 dollari, o 5,2 per cento, nella giornata di ieri.

Nella città svizzera di Losanna, il segretario di Stato degli Stati Uniti John Kerry e il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier hanno comunicato che sarebbero rimasti almeno fino a giovedì, nel tentativo di sigillare un accordo "politico" con l’Iran, un passo verso un accordo finale previsto per fine giugno che potrebbe immettere nei mercati globali ancora più petrolio, alimentando l’eccesso di offerta.

L’ottimismo verso un accordo è molto sottile tra diversi analisti.

"Non mi aspetto nulla oltre ad una dichiarazione generale di intenti per poi continuare i colloqui in corso in primavera,"

ha detto Scott Lucas di EA WorldView, un sito web specializzato in Iran e Siria, al Reuters Global Forum Oil.

Nonostante la produzione degli Stati Uniti sia caduta per la prima volta dalla fine di dicembre, le scorte di greggio sono aumentate ancora la settimana scorsa a un livello record per la 12° settimana consecutiva.

"Una crescita più lenta delle scorte sta segnalando che la produzione sta finalmente recuperando sul recente calo del numero di impianti degli Stati Uniti"

riportano gli analisti di ANZ in una nota.

L’EIA comunica che le scorte di greggio USA acculumate durante la scorsa settimana ammontano a 4,8 milioni di barili, mentre gli analisti interpellati da Reuters avevano previsto un accumulo di 4,2 milioni.

"Questa è una grande differenza se si considera che l’accumulo settimanale di barili è arrivato tra i 7 a 10 milioni nel corso delle ultime settimane,"

ha scritto Phillip Futures in una nota.

I prezzi del petrolio hanno trovato sostegno mercoledì grazie alla ritirata del dollaro USA, causata dai dati che indicano che la crescita economica ha subito un rallentamento nel primo trimestre 2015.

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