Prezzo petrolio dopo dati EIA: nessun crollo nonostante le scorte in aumento. Perché?

C. G.

12/01/2017

Il prezzo del petrolio torna a salire nonostante i dati EIA abbiano mostrato scorte di greggio in forte aumento. Ecco cosa aspettarsi dalla quotazione.

Prezzo petrolio dopo dati EIA: nessun crollo nonostante le scorte in aumento. Perché?

Prezzo petrolio dopo dati EIA: scorte in aumento - Il prezzo del petrolio ha continuato a viaggiare in rialzo nonostante i dati EIA di ieri abbiano mostrato scorte di greggio in forte aumento.

L’inizio di settimana non è stato del tutto positivo per il prezzo del petrolio. La quotazione ha perso notevole terreno a causa dei dati sulla produzione statunitense che hanno messo ancora una volta a repentaglio l’efficacia degli accordi raggiunti tra OPEC e paesi esterni al cartello.

A Vienna, infatti, i principali paesi produttori di greggio hanno raggiunto dei compromessi storici volti a normalizzare il prezzo del petrolio tramite la riduzione della produzione. La quotazione, che nel corso del 2016 aveva subito un imponente crollo, è da allora tornata a salire e si è indirizzata verso i $60 a barile.

Ad oggi, tuttavia, il prezzo del petrolio è tornato a ritirarsi rispetto ai massimi post-accordo OPEC, e mentre il Brent viaggia attorno a quota $55, il Wti oscilla sui $52. Nonostante la quotazione abbia subito una battuta d’arresto rispetto ai rialzi registrati nella mattinata di ieri, i dati EIA sulle scorte di greggio non l’hanno fatta sprofondare.

Questo perché, oltre ad evidenziare l’aumento delle scorte, i dati EIA di ieri hanno mostrato un incremento del greggio utilizzato dalle raffinerie, il che ha permesso di mitigare gli effetti dei dati e ha evitato ingenti perdite al prezzo del petrolio.

Prezzo petrolio Wti: i livelli tecnici da monitorare dopo scorte EIA

Attualmente, mentre il prezzo del petrolio Brent viaggia a +0,09% a quota $55,15, il Wti perde lo 0,19% e si assesta attorno ai $52,15. Sul fronte rialzista, una volta rotti i livelli di resistenza a $52,37 e a $52,80, il prossimo ostacolo da abbattere sarà a quota $54,32. Sul fronte ribassista, invece, una discesa del prezzo del petrolio Wti al di sotto di quota $49,95 creerà un nuovo livello di supporto prima a $49.54 e poi a $48.53.

Prezzo petrolio: quanto hanno pesato gli USA?

Il prezzo del petrolio ha iniziato la settimana in forte calo a causa dei dati sulla produzione USA che hanno deluso le aspettative di mercato e hanno segnato un aumento degli impianti. L’ottimismo relativo al bilanciamento tra domanda e offerta, che era stato generato dagli accordi trovati a Vienna, ha subito una nuova battuta d’arresto lunedì. A pesare sul prezzo del petrolio è stato anche il rafforzamento del dollaro, il che ha ovviamente reso più costoso detenere beni denominati in tale valuta.

“L’ottimismo sui tagli decisi da OPEC e paesi esterni è stato controbilanciato dai timori relativi alla produzione statunitense di greggio, dato che gli impianti sono aumentati secondo gli ultimi report di venerdì scorso”,

aveva affermato Hans van Cleef, economista energetico senior della ABN Amro. A pesare sul prezzo del petrolio sono stati infatti i dati di Baker Hughes sulla produzione USA: gli Stati Uniti hanno aumentato le piattaforme attive per la decima settimana consecutiva e hanno così mantenuto elevati livelli di produzione dato che l’aumento del prezzo del petrolio ha garantito delle forti prese di profitto esattamente come previsto dagli analisti.

Prezzo petrolio: ha pesato anche l’Iran

A pesare sul prezzo del petrolio a inizio settimana sono stati anche i dati relativi alle esportazioni dell’Iran. Il paese ha infatti venduto più di 13 milioni di barili di greggio tramite le proprie petrolifere il tutto sempre con l’obiettivo di non perdere la propria fetta di mercato. Il segretario generale dell’OPEC Barkindo si è detto comunque fiducioso del fatto che l’Iran implementerà tutti i tagli previsti a Vienna, rendendo così efficace l’accordo trovato tra i paesi produttori. Fin dove arriverà il prezzo del petrolio?

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