Prezzo del petrolio, previsioni: tutto nelle mani della Cina?

Flavia Provenzani

9 Novembre 2015 - 16:01

Prezzo del petrolio oltre l’OPEC e lo shale oil degli Stati Uniti: ecco come la Cina influenza il mercato petrolifero.

Prezzo del petrolio, previsioni: tutto nelle mani della Cina?

Il petrolio subisce continue influenze che spingono al rialzo o al ribasso il prezzo della materia prima per barile. Ultimamente, il focus si analisti e trader è tutto sul mercato USA, ma oltreoceano esistono ed operato altre forze che mantengono il prezzo del petrolio a bassi livelli.

Ecco come la Cina influenza le nuove previsioni sul prezzo del petrolio e in che modo opera nel settore.

Petrolio, previsioni: non solo shale oil USA

Chi investe nel petrolio spesso tende a focalizzarsi sul mercato statunitense, perdendo il focus su un quadro globale dell’andamento dei prezzi al barile - ben più importante ed indicativo.

In assenza di una direzione chiara sul prezzo del petrolio, il petrolio WTI rimbalza ad ogni pubblicazione sulle scorte di petrolio e sul numero di impianti di perforazione negli USA. Gli impianti e le scorte scendono? Il prezzo del petrolio aumenta. Le scorte di greggio aumentano? I prezzi del petrolio scendono.

Senza dubbio, l’andamento del mercato petrolifero negli Stati Uniti è importante. La produzione di shale oil potrebbe portare verso un equilibrio i mercati petroliferi mondiali. La discesa del numero di impianti, e l’esposizione dei produttori alle condizioni di mercato, garantiscono che la la produzione degli Stati Uniti prenderà il suo peso all’interno del mercato.

Ma non è tutto ciò che influenza il prezzo del petrolio.

Nel complesso, gli Stati Uniti producono circa 9 milioni di barili di petrolio al giorno , 12 milioni se includiamo la produzione di gas. Tuttavia, la produzione è ben più elevata negli altri paesi al di fuori dell’OPEC. La produzione di petrolio dei Paesi non OPEC, esclusi gli Stati Uniti, ammonta a 44 milioni di barili di petrolio al giorno, quasi la metà della fornitura mondiale di petrolio.

Proprio come negli Stati Uniti, le compagnie petrolifere operative in questi Paesi sono in genere molto esposte ai prezzi del petrolio a livello mondiale e sono sotto pressione affinché si adeguino alle condizioni stringenti del mercato. Anche in questi paesi il numero di impianti è diminuito.

È vero, a livello internazionale il numero di impianti operativi è sceso solo del 20 per cento, contro il 64 per cento degli Stati Uniti, Ma se si rapporta il calo del 20 per cento alla produzione di 44 milioni di barili di petrolio al giorno, la proporzione appare più chiara.

Tuttavia, la comprensione delle dinamiche del mercato del petrolio a livello internazionale è ancora molto bassa.
Molti di questi paesi sono dominati da delle compagnie petrolifere nazionali i cui rapporti vengono pubblicati spesso in ritardo, incompleti e inaffidabili.
In alcuni paesi, tuttavia, parte degli operatori fornisce delle informazioni pubbliche, che ci permettono di comprendere meglio gli eventi nel settore del petrolio.

Uno di questi è la Cina.

Petrolio, previsioni: Cina nuovo driver sui prezzi. Ecco perché

Anche se spesso si fa riferimento alla Cina come primo importatore e consumatore di petrolio, è anche il quarto produttore più grande, subito dopo gli Stati Uniti, la Russia e l’Arabia Saudita. Inoltre, circa il 85 per cento della sua produzione di petrolio proviene da tre sole aziende: PetroChina, Sinopec e CNOOC. Tutte e tre sono quote sul New York Stock Exchange, il che significa che sono obbligate a pubblicare una relazione trimestrale quattro volte l’anno.

Quindi, come se la sono cavata queste società nel terzo trimestre? La produzione è in calo? L’offerta della Cina si correggerà secondo le linee viste negli Stati Uniti?

Come spesso accade quando si parla della Cina, la storia è più complicata di quanto sembri. L’offerta cinese di petrolio - come espresso dalla produzione delle 3 aziende big - è scesa del 2,5 per cento nel primo trimestre del 2015 rispetto al livello record raggiunto nel trimestre precedente. Il calo, però, è stato di breve durata. Nel secondo trimestre, solo la Sinopec hq mostrando una diminuzione della produzione, mentre CNOOC e PetroChina hanno registrato un rialzo.

I dati dell’ultimo trimestre mostrano un rialzo inaspettato, con le Big Three della produzione di petrolio che raggiungono nuovo massimo in forma aggregata.
Gran parte del merito va alla CNOOC, specializzata nell’estrazione di petrolio offshore. Come negli Stati Uniti, il calo degli impianti onshore è stato comprensato dal rialzo nell’estrazione offshore. I progetti offshore hanno in genere tempi di consegna più lunghi e producono quantità maggiori di petrolio.
Una volta che un progetto è stato approvato, va avanti anche se le condizioni del mercato cambiano.

Dal momento che i progetti offshore prevedono cicli lunghi, sono relativamente insensibili alle oscillazioni del prezzo del petrolio a breve termine.
Così, la produzione nel Golfo del Messico e nella Bohai Bay in Cina continua a crescere avanzare nonostante il crollo dei prezzi del petrolio.

Gli ultimi dati sulla produzione della CNOOC sono stati impressionanti. produzione nella baia di Bohai è aumentata del 23 per cento nel terzo trimestre rispetto all’anno precedente. I risultati provenienti dal Mar Cinese orientale sono ancora più alti, in aumento di oltre il 50 per cento annualizzato. Nel totale, la produzione di petrolio della cinese CNOOC nel terzo trimestre è aumentata del 29 per cento rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno.

D’altra parte, la CNOOC contribuisce meno di un quinto alla produzione totale di petrolio della Cina. I rialzi registrati dalla CNOOC hanno aiutato a compensate il calo dell’onshore di Sinopec e PetroChina, ma non tanto da evitare che l’offerta complessiva di petrolio cinese registrasse un calo nella prima metà dell’anno. Con la recente ripresa della produzione onshore, però, tutte le frecce puntano nella stessa direzione.

Ma durerà? La produzione di petrolio in Cina può continuare a recuperare in un contesto di prezzo così basso?

Tutte e tre le compagnie petrolifere cinesi più grandi hanno rifotto le spese per investimenti all’inizio del 2015. Nel secondo trimestre, le spese sono diminuite di oltre il 30 per cento, il 45 per cento nel caso della Sinopec. La guidance annuale di CNOOC suggerisce che gli investimenti verranno ridotti al 30 per cento al di sotto del totale del 2014.

CNOOC mantiene un certo slancio nel quarto trimestre, ma la sua guidance suggerisce una crescita molto più lenta dal 2016. Presto, la necessaria riduzione drastrica delle spese dovrebbe tradursi in un calo di produzione. Ma la domanda è: quando e di quanto?

Non è ancora successo. Coloro che sperano che la Cina possa aiutare a riequilibrare il mercato del petrolio dovrà aspettare ancora un po’. La produzione cinese non è ancora diminuita, anzi: l’andamento attuale sembra puntare alla direzione opposta.

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