Il prezzo del petrolio è ai massimi di tre settimane: ecco i 5 motivi del recente rialzo delle quotazioni.
Il prezzo del petrolio torna prepotentemente sopra i 40 dollari al barile, per la prima volta in tre settimane.
Perché il prezzo del petrolio è di nuovo in rialzo? Un possibile fallimento della riunione dei paesi OPEC e non a Doha questa domenica potrebbe causare un crollo del prezzo del petrolio?
I mercati sembrano crederci ancora in un accordo tra i produttori di petrolio per il congelamento dei livelli di output, ma non è l’unico motivo per cui il prezzo del petrolio è in forte rialzo.
Il prezzo del petrolio è in rialzo dell’1.05% e scambia a 42.20 dollari: è il primo aumento sopra quota 40 dollari dal 22 marzo. La scorsa settimana il prezzo del petrolio statunitense ha registrato un rialzo dell’8%, la settimana migliore dall’inizio di marzo.
Il Brent sale dell’1.35% a 43.36 dollari al barile.
Ecco i 5 fattori che stanno spingendo in rialzo il prezzo del petrolio:
Prezzo del petrolio: i 5 fattori che spingono il rialzo
1) Le aspettative per la riunione OPEC a Doha
Grand parte dei Paesi produttori di petrolio più grandi al mondo, comprese Arabia Saudita Russia, si incontreranno questa domenica a Doha per discutere di un possibile congelamento della produzione.
La riunione ha già aiutato il prezzo del petrolio a salire sulla speranza che i paesi produttori decidano di agire in modo concreto per limitare la produzione mondiale che sta creando un forte eccesso di barili di petrolio e che non permette al prezzo del petrolio di risalire ai livelli di due anni fa.
Ma a meno che anche l’Iran non si trovi d’accordo di limitare la produzione, la riunione di Doha potrebbe smettere subito di dare sostegno al rialzo del prezzo del petrolio.
2) La domanda si rafforza
I dati provenienti da Stati Uniti e Cina suggeriscono un rafforzamento della domanda di petrolio.
L’input di petrolio nelle raffinerie statunitensi è aumentato di 199.000 barili la scorsa settimana per un totale di 14.4 milioni - secondo i dati EIA.
Dall’altra parte del mondo, la Cina ha rilevato che le importazioni di petrolio a febbraio sono aumentate di circa il 25% rispetto allo scorso anno a 31.8 milioni di tonnellate, ovvero 8 milioni di barili al giorno - una media giornaliera da record.
3) La debolezza del dollaro USA
Il dollaro più debole fornisce una spinta rialzista al prezzo del petrolio.
Le materie prime prezzate in dollari USA spesso seguono una correlazione inversa con il biglietto verde: la valuta statunitense influenza l’attrattività della materia prima per i detentori di valuta estera.
4) Numero impianti USA in calo
Il numero di impianti di estrazione negli Stati Uniti è sceso quasi ogni settimana nel 2016, ridimensionando così i livelli di produzione di petrolio nel territorio statunitense.
Gli ultimi dati di venerdì scorso della Baker Hughes hanno mostrato che il totale degli impianti è sceso di 8 unità a 354.
5) Produzione e scorte USA in discesa
L’EIA ha riportato che le scorte di petrolio greggio sono scese inaspettatamente a 4.9 milioni di di barili nella settimana conclusasi il 1° aprile.
La produzione totale del Paese è scesa a 9.008 milioni di barili al giorno, in discesa di 14.000 barili rispetto al dato pubblicato la settimana precedente. Si segnano così i minimi di novembre 2014.
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