Prezzo del petrolio: minimi non raggiunti, $38 a fine 2016 - previsioni Credit Suisse

Flavia Provenzani

26/01/2016

Il prezzo del petrolio non ha ancora raggiunto i minimi. Credit Suisse taglia ancora le previsioni e punta sul prezzo dell’oro nero a 38 dollari a fine 2016.

Prezzo del petrolio: minimi non raggiunti, $38 a fine 2016 - previsioni Credit Suisse

Il prezzo del petrolio ancora non ha raggiunto i minimi. È ciò che affermano gli analisti di Credit Suisse, Jan Stuart e Jonathan Aronson, nella loro ultima nota sull’andamento attuale e futuro dei prezzi del petrolio, la commodity più monitorata al mondo.

All’interno della nota dal titolo “Downgrade delle previsioni sul prezzo del petrolio”, Credit Suisse è solo l’ultima delle banche di investimento ad aver tagliato ancora le previsioni sul prezzo del petrolio, e aggiunge che “i minimi della quotazione del petrolio non sono ancora stati raggiunti”.

Prezzo del petrolio: minimi non raggiunti, previsioni tagliate

Credit Suisse ha tagliato le sue aspettative sul prezzo del greggio a 30 dollari al barile per il primo trimestre del 2016 e a 38 dollari al barile entro la fine dell’anno, con un taglio del 33% rispetto alle previsioni precedenti.

Poche settimane fa, un altro degli analisti di Credit Suisse, Helen Haworth, aveva sottolineato come il sentiment del mercato sia ormai fermo in “modalità panico”, e proprio questo panico - il peggiore sui mercati dalla crisi del debito in Grecia alla fine del 2011 - è una parte non indifferente del problema.

Ecco lo stralcio della nota di Credit Suisse che spiega il perché del taglio delle previsioni sul prezzo del petrolio.

Con i prezzi del petrolio in ribasso del 20% finora quest’anno, il panico che sta sommergendo mercati a livello mondiale sta creando molti problemi anche sul mercato del petrolio. Nelle parole usate dai nostri macroeconomisti:

"La discesa continua della Cina e le condizioni sul mercato delle valute hanno creato un po’ di panico, ma [ancora] nessuna crisi è in arrivo... Una nuova ondata di stress dei mercati ha portato un’altra volta il nostro indice Global Risk Appetite in modalità al panico, oscurando le nostre prospettive di crescita.

Leggi anche: Petrolio: il prezzo scenderà ancora - UBS, Glencore, IEA

Il prezzo del petrolio ha perso il 75% dall’estate del 2014, grazie alla troppa offerta iniettata nel mercato, dovuta principalmente al no dell’OPEC di tagliare la produzione di petrolio.

La scorsa settimana, il prezzo del petrolio è sceso al di sotto dei 27 dollari al barile, per poi riuscire a risalire ancora sopra i 30 dollari. Al momento in cui si scrive, il Brent è scambiato a 30.25 dollari al barile, a 30.03 il petrolio WTI.

Il crollo continuo del prezzo del petrolio ha portato le maggiori banche, tra cui Bank of America Merrill Lynch, Barclays, HSBC e Citi Group a tagliare le aspettative sui prezzi dell’oro nero per il 2016.

Prezzo del petrolio: previsioni a lungo termine

Nonostante abbia tagliato le previsioni, invece, Credit Suisse non è totalmente ribassista sul prezzo del petrolio, e i suoi analisti ritengono che anche nello scenario più “orso” - che include un rallentamento dell’economia mondiale e un aumento della produzione dell’OPEC - il prezzo del petrolio possa riuscire a salire a 60 dollari al barile entro il 2018, permettendo all’industria americana dello shale oil di espandersi.

Ecco il grafico allegato alla nota di Credit Suisse sul futuro del prezzo del petrolio e i relativi scenari:

Credit Suisse, inoltre, si aspetta che i fondamentali del mercato del petrolio riusciranno a riequilibrarsi entro la metà del 2016, inclusa la fine dell’eccesso di offerta che sta pesando sui prezzi del petrolio da molti mesi.

Ecco quanto affermato all’interno della nota dalla banca di investimento:

Noi prevediamo che il surplus corrente di produzione si trasformi in deficit, con un ribasso veloce della produzione dei paesi non-OPEC in arrivo, mentre la domanda continuerà a crescere.

Ma ci preoccupiamo ancora molto per le prospettive sulla domanda di petrolio. Anche se la crescita mondiale della domanda di petrolio a -1,7% nel 2015 ha incardinato in primo luogo la ripresa delle economie sviluppate, se il panico persisterà, il recupero potrebbe essere troppo difficile.

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