Poste Italiane: al via la quotazione in borsa

Simone Casavecchia

12/05/2014

Il Ministero dell’Economia è tornato a parlare della quotazione in Borsa di Poste Italiane per trovare denaro utile per riforme e debito pubblico

Poste Italiane: al via la quotazione in borsa

Dopo il cambio del vertice aziendale, con l’arrivo di Francesco Caio nel ruolo di Amministratore Delegato, in seguito al rinnovo delle cariche dei dirigenti delle società pubbliche, deciso dal Governo Renzi nelle scorse settimane, sembra più che mai imminente la quotazione di Poste Italiane in borsa, che dovrebbe avvenire tra Settembre e Novembre 2014. Anche se sulle modalità di ingresso a Piazza Affari influiranno le scelte del nuovo Ad e c’è molto riserbo da parte degli attori principali dell’operazione, l’obiettivo, dichiarato dal MEF, è quello di fare cassa, racimolando una somma che dovrebbe aggirarsi intorno ai 4 miliardi di euro.

Si tratta di un’operazione particolarmente importante perché andrà a privatizzare, almeno in parte, una delle aziende tipiche dell’economia pubblica italiana e richiamerà l’attenzione sia dei piccoli investitori, sia dei grandi fondi internazionali, estremamente interessati, in questo momento ad acquistare nell’Europa Meridionale, viste le basse valutazioni.

La notizia è tornata a circolare nei giorni scorsi nelle dichiarazioni rilasciate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e conferma la volontà, a più riprese ribadita dal Premier Matteo Renzi e dai suoi ministri, di trovare nuove entrate per le casse pubbliche, entrate estremamente necessarie per l’abbattimento del debito pubblico e per garantire le necessarie coperture economiche a norme, come quella sul taglio dell’Irpef, che dovrebbero far ripartire i consumi mettendo nelle tasche degli italiani più soldi. Proprio per questo Via XX Settembre è a caccia di 4-5 miliardi di euro che dovrebbero arrivare dai proventi ottenuti con la vendita del 40% di Poste Italiane; il restante 60% rimarrà nelle mani del MEF che è tutt’ora il principale azionista.

Dal punto di vista aziendale e dei servizi, la privatizzazione di Poste Italiane dovrebbe consentire di allargare il bacino dell’e-commerce e di migliorare alcuni servizi, come quello del corriere espresso, su cui la concorrenza degli operatori privati e stranieri è particolarmente agguerrita. La maggiore trasparenza richiesta dalla presenza di un numero maggiore di soci, dovrebbe invece garantire performance migliori per prodotti finanziari di Poste Italiane, quali le obbligazioni, già a disposizione degli investitori.

Se l’immissione sul mercato del titolo, prevista per il prossimo autunno, riuscisse a far portare la capitalizzazione di Borsa intorno ai 15 miliardi di euro, il titolo potrebbe anche comparire nell’indice Ftse Mib, suscitando l’interesse di molti grandi investitori.

Tra i dipendenti e, in special modo, tra le nuove figure dei consulenti, cresce la paura per richieste di guadagni più elevati, nonostante il grande apprezzamento che i prodotti finanziari di Poste Italiane già riscuotono tra i risparmiatori. Altre paure sono legate a piani di ristrutturazione e riduzione del personale ma, su quest’ultimo punto, bisognerà attendere la presentazione piano industriale.

In ogni caso i dipendenti di Poste Italiane si sono dimostrati contrari a un sezionamento del gruppo e hanno evidenziato il desiderio che lo Stato rimanga l’azionista di maggioranza, garantendo a Poste uno statuto di public company. Per quanto riguarda i correntisti, potrebbero essere avvantaggiati da nuovi prodotti finanziari e da nuove forme di investimento, come da un miglioramento del trattamento di clienti già acquisiti, spesso trascurati in questi ultimi anni.

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