Le compagnie assicurative che erano state multate dall’Antitrust nel 2000 a causa del “grande cartello” che aveva comportato un’applicazione di premi più elevati di quelli di mercato, sono tenute a risarcire i propri clienti
E’ quanto stabilito dalla Cassazione con sentenza n. 11904 del 28 maggio 2014 che ha espresso un principio a favore dei consumatori di estrema importanza.
La Corte di Cassazione, ritiene che l’intesa tra le compagnie assicuratrici abbia determinato un aumento generalizzato dei prezzi di tutte le polizze emesse, con conseguente presunto danno a carico degli assicurati.
In caso di mancata corresponsione del risarcimento dovuto dall’Assicurazione, il cliente potrà presentare ricorso dinanzi al Giudice, instaurando un giudizio, senza dover fornire alcuna prova; basterà produrre in giudizio il solo provvedimento emesso dall’Agcm (Autorità garante della concorrenza e del mercato) con il quale talune compagnie venivano condannate al pagamento di una somma di denaro.
Tale provvedimento, per la Cassazione costituisce una prova privilegiata, idonea a dimostrare non solo la condotta contraria ai principi di concorrenza da parte delle Compagnie assicurative, bensì il danno subito dai consumatori da risarcire automaticamente.
Spetterà alla Compagnia per evitare la condanna al risarcimento, dimostrare che l’illecito posto in essere non ha di fatto comportato alcun danno effettivo sul proprio cliente, fornendo cioè la cd. prova liberatoria. È l’assicurazione che deve dimostrare che l’aumento del prezzo della polizza del proprio cliente non è dipeso dal “grande cartello” ma da altri fattori come l’abnorme sinistrosità. La Compagnia dovrà cioè dimostrare la propria non colpevolezza.
In caso di difficile quantificazione del danno da parte del richiedente, esso sarà liquidato dal giudice in via equitativa (criterio cui si ricorre nei casi in cui sia difficile provare l’esatto ammontare della pregiudizio economico subito).
Il Grande cartello e il provvedimento sanzionatorio
Il cartello sanzionato AGCM nel 2000 aveva determinato la realizzazione, da parte di moltissime compagnie assicurative (per la precisione 39) operanti in Italia nel settore dell’RC Auto, di condizioni di polizza stardard, particolarmente onerose, mediante “contratti di massa” sottoposti ai consumatori e da questi ultimi firmati senza poterne modificare i contenuti che risultavano sostanzialmente uguali per ogni assicurazione. Si trattava di un’intesa restrittiva particolarmente onerosa per il cliente.
Il provvedimento di condanna veniva impugnato dalle Compagnie ma successivamente confermato dal Tar del Lazio nel 2001 e successivamente dal Consiglio di Stato nel 2002.
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