Dopo la crisi del sistema bancario, il prezzo del petrolio potrebbe rappresentare la prossima grande minaccia per la zona euro.
Dopo la crisi del sistema bancario, il prezzo del petrolio rappresenterà la prossima grande minaccia per la zona euro. Secondo quanto hanno dichiarato gli analisti a CNBC, i prezzi tenderanno ad aumentare una volta che i livelli di estrazione e produzione del petrolio da scisto, attualmente in fase espansiva ed intensiva, al punto da stravolgere il territorio del Nord Dakota e gli stessi Stati Uniti, perderanno la propria forza e la regione, indebolita, sarà spinta fuori dal mercato. Esattamente come lo shale gas, il petrolio da scisto (shale oil in inglese) è una fonte fossile di tipo non convenzionale, per la cui estrazione è necessario utilizzare una speciale tecnologia energetica: l’hydraulic fracking. Nei prossimi decenni potremmo assistere ad una rivoluzione nei mercati globalizzati, con ripercussioni sulla crescita del PIL mondiale, sugli scenari geopolitici e sui modelli di business. Secondo PricewaterhouseCoopers il boom della produzione di petrolio da scisto - che si stima potrà arrivare fino al 12% della produzione totale - inciderà significativamente sul calo dei prezzi del petrolio (tra il 25 e il 40% entro il 2035 secondo le previsioni di PwC)
Stime e considerazioni che, tuttavia, non raccolgono unanime consenso. Altri analisti sostengono che, in definitiva, siano le esportazioni dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) a guidare la domanda e l’offerta dell’Unione europea (UE) e, dal momento che queste si stanno contraendo, i prezzi del petrolio saliranno, lasciando la zona euro di fronte ad un problema di approvvigionamento energetico.
Le quotazioni del Brent sono scese a $ 1.80 - il declino più significativo dal 1° maggio - dopo la diffusione della relazione della American Petroleum Institute relativa alla settimana conclusasi il 24 maggio, dalla quale è emerso un aumento delle scorte di greggio degli Stati Uniti pari a 4,4 milioni di barili (risultato che si discosta nettamente dalla previsione Reuters, che stimava un calo di 400.000 barili). "Penso che i prezzi del petrolio così come sono in questo momento, siano insostenibili. C’è euforia intorno al petrolio da scisto, ma questo non cambia il fatto che c’è ancora una contrazione delle capacità di esportazione dell’OPEC e questo è ciò che guida lo scenario dell’offerta e della domanda dell’Unione europea", ha dichiarato Daniel Lacalle, manager presso la società di gestione degli investimenti Ecofin. "Penso che un Brent sempre più forte rispetto al WTI (light sweet crude) sia un quadro molto probabile nei prossimi mesi", ha poi aggiunto.
I significativi ritardi rispetto alle altre nazioni sviluppate, negli sforzi e nei tentativi di tornare alla crescita, potrebbe costringere la zona euro a lottare duramente per far fronte all’aumento dei costi del petrolio."Se l’Ue non capisce che l’energia a prezzi accessibili è una parte assolutamente essenziale della soluzione al problema della crescita, è destinata a continuare a scavare la sua fossa", sottolinea Lacalle.
Secondo Nitesh Shah, direttore associato di ricerca presso ETF Securities, il Brent sarà spinto al rialzo quale risultato delle dinamiche sussistenti, in termini di fornitura, tra il Medio Oriente e l’Europa. Shah ha aggiunto che i paesi OPEC gestiscono il prezzo con mano forte e un calo della domanda dall’Europa farebbe precipitare il prezzo. Infine, Nancy Curtin, CIO di Close Brothers Asset Management, ha dichiarato che il petrolio da scisto potrebbe danneggiare alcuni produttori di petrolio africani, mentre gli Stati del Golfo, principali esportatori verso l’UE, non dovrebbero essere colpiti.
Fonte: cnbc.com
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