Le autorità europee antitrust hanno avviato indagini in almeno tre compagnie petrolifere, sospettate di aver manipolato i prezzi del petrolio. Qual è la verità sul mercato dell’oro nero?
Le banche (e i banchieri) potrebbero aver finalmente ottenuto la loro rivincita. Se dopo il crash finanziario del 2008 l’intero settore è stato spremuto dalle autorità di regolamentazione, sembra che Bruxelles si stia accorgendo ora di alcuni comportamenti poco trasparenti (quantomeno sospetti) nel mercato del petrolio.
Avviando un’indagine sul prezzo dell’oro nero comparabile a quella sfociata nello scandalo Libor dei banchieri, gli eurocrati hanno fatto irruzione negli uffici di BP, Shell e Platts. Focalizzando l’attenzione su Platts, insolita agenzia di riferimento i cui metodi per la fissazione dei prezzi del petrolio suscitano spesso perplessità, gli eurocrati hanno conquistato la simpatia del pubblico e la gratitudine di quelle banche che ospitano imponenti operazioni di trade del petrolio.
Nel secolo scorso, l’accusa più volta mossa è che i prezzi del petrolio fossero truccati dai traders, dalle raffinerie o dai produttori. Nel caso più semplice, gli operatori sono stati accusati di pompare (o al contrario spremere) i mercati per fissare i prezzi, con il solo obiettivo di acciuffare un rapido e sicuro profitto. Le autorità di regolamentazione degli Stati Uniti hanno accusato alcuni trader di manipolazione - e indubbiamente alcuni trader sono stati disonesti - ma i loro presunti crimini sono stati di breve durata e semplici da rilevare. Ma la congettura per cui BP, Shell e Platts starebbero cospirando da 10 anni per manipolare i prezzi del petrolio - forse il mercato Brent del Mare del Nord - è da capogiro.
La fissazione del prezzo del petrolio è diabolicamente complicata A differenza del prezzo dell’oro o di azioni BP, il valore dell’oro nero non è stabilito in un mercato azionario aperto. Il petrolio greggio infatti, non è negoziato solo sui mercati regolamentati di New York e Londra, ma anche in migliaia di atri mercati, continuamente. Come il vino e il formaggio, la qualità e il valore del greggio varia in modo significativo, e questo si riflette sul suo prezzo. La differenza di prezzo dipende da molti altri fattori, tra cui la distanza tra i giacimenti petroliferi e le raffinerie nelle tre località di Oklahoma, Mare del Nord e Dubai.
Ogni giorno, decine di migliaia di trader anonimi in tutto il mondo concordando segretamente i prezzi, per migliaia di miliardi di dollari. Un mercato può funzionare solo se gli operatori, compresi i loro fratelli disonesti, sanno quali prezzi hanno concordato i loro concorrenti. Dal 1909, i trader fanno affidamento su Platts, agenzia di proprietà di McGraw-Hill, editori degli Stati Uniti, divenuta oggi la più importante per la fissazione del prezzo.
In un mondo di inganni e speculazioni, il trading del petrolio ha spostato l’equilibrio. Nel corso degli ultimi 20 anni, sofisticate operazioni da parte di Morgan Stanley si sono trasformate in una colossale speculazione. I mercati sono stati testimoni di grandi incidenti a seguito di speculazione folli, il cui fine era manipolare il mercato del petrolio. Ma mentre gli investigatori americani hanno ripetutamente accusato gli speculatori onesti di provocare aumenti fasulli dei prezzi, non sono riusciti a trovare prove convincenti di una cospirazione. Il sistema Platts è imperfetto, ma ancora non è stata trovata alcuna alternativa.
Qualunque trasgressione gli eurocrati possano scoprire, essa apparirà comunque irrilevante rispetto a quell’organizzazione elefantiaca che fissa i prezzi del petrolio: l’Opec, l’organizzazione che rappresenta i produttori mondiali di petrolio. Ogni giorno, coloro che pretendono di controllare circa l’ 80% del petrolio mondiale, limitano la propria produzione per mantenere i prezzi artificialmente alti. Questo gruppo è troppo potente per essere sfidato. Nessuno a Washington o a Bruxelles può ordinare ai sauditi o ai venezuelani di produrre più petrolio o di pagare un prezzo equo. Al contrario, i funzionari sauditi a Dhahran impongono unilateralmente il prezzo più alto che si possa estrarre. Ostacolati dall’Opec, gli eurocrati si sono di fatto scagliati sui pesci più piccoli...magra consolazione.
Fonte: guardian.co.uk
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