Perché l’Ungheria ha rotto con l’UE sui vaccini (ed è prima per dosi somministrate)

Alessandro Cipolla

20/05/2021

20/05/2021 - 16:29

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L’Ungheria è l’unico tra i 27 Stati membri a non aver sottoscritto il nuovo accordo dell’UE con Pfizer per la fornitura di 1,8 miliardi di dosi nel biennio 2022-2023: per Budapest che al momento sta utilizzando in totale sette vaccini, ci potrebbe essere un bel risparmio il tutto mentre la campagna vaccinale procede a ritmo spedito.

Perché l’Ungheria ha rotto con l’UE sui vaccini (ed è prima per dosi somministrate)

Tra l’Ungheria e l’Unione Europea lo strappo sul tema dei vaccini anti-Covid adesso è definitivo. Budapest infatti, unico tra i 27 Stati membri, non ha aderito al nuovo accordo siglato da Bruxelles con Pfizer-BionTech.

Si tratta di una intesa annunciata da tempo e ora ufficializzata, con l’UE che nel biennio 2022-2023 si è garantita la fornitura di 900 milioni di vaccini Pfizer-BionTech più altrettanti opzionabili.

La produzione e la consegna nell’UE fino a 1,8 miliardi di dosi sono garantite - ha commentato Ursula von der Leyen - I potenziali contratti con altri produttori seguiranno lo stesso modello, a vantaggio di tutti”.

A mò di nota a margine, un portavoce di Bruxelles ha però specificato che “l’Ungheria è l’unico Paese che ha rinunciato al nuovo accordo siglato”, con Viktor Orban che così, forte del successo della campagna vaccinale in patria, ha deciso di andare per conto proprio nella fondamentale partita dei vaccini.

Perché l’Ungheria con i vaccini va da sola

Nella sorta di classifica dei Paesi che hanno somministrato più dosi in rapporto alla popolazione in Europa e nelle Americhe, l’Ungheria al momento occuperebbe la lusinghiera quarta posizione.

Meglio di Budapest finora avrebbero fatto solo Malta, San Marino e il Regno Unito. In totale il 49,5% della popolazione in Ungheria ha già ricevuto almeno una dose del vaccino anti-Covid. Giusto per fare degli esempi, l’Italia è al 32,4%, la Germania al 37,8% e la Francia al 30,6%.

Una differenza che ha una motivazione ben precisa. A inizio anno quando tutta l’UE era in difficoltà visti i tagli e i ritardi di Pfizer e AstraZeneca, prendendosi ogni responsabilità sanitaria Budapest ha deciso di utilizzare anche vaccini non autorizzati dall’Ema.

Al momento l’Ungheria ne ha in dote ben sette: AstraZeneca compresa la sua versione indiana Covischield, Moderna, Pfizer-Biontech, Johnson & Johnson, Sputnik V e i cinesi Sinopharm e CanSino.

Lo stesso Viktor Orban si è fatto vaccinare con Sinopharm, mentre una recente relazione governativa ha indicato Sputnik V come il migliore “ha il più basso tasso di mortalità e il più basso di ricontaminazione”, provocando la reazione stizzita di Pfizer che ha sottolineato come il suo siero, a differenza degli altri, sia stato utilizzato soprattutto per le fasce d’età più anziane della popolazione.

Visto l’ampio ventaglio di vaccini a disposizione, con i risultati che al momento sarebbero soddisfacenti anche per quanto riguarda l’efficacia, non stupisce la decisione dell’Ungheria di non aderire al nuovo contratto firmato dall’Unione Europea.

Una scelta che farà anche risparmiare Budapest. Da quanto è trapelato, il nuovo accordo con Pfizer prevede un costo di 19,5 euro a dose, 7,5 euro in più rispetto al precedente contratto siglato da Bruxelles con il colosso americano.

Il vaccino di AstraZeneca costerebbe invece circa 2 euro a dose, mentre per Johnson & Johnson, Sputnik V e i vari sieri cinesi, il prezzo si dovrebbe aggirare sui 10 euro per ogni singola dose, praticamente la metà di quanto noi spenderemo dal 2022 per Pfizer.

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