Oro: referendum sulle riserve auree svizzere può far volare i prezzi

Nicola D’Antuono

10 Ottobre 2014 - 10:00

Può arrivare dalla Svizzera un forte slancio alle quotazioni dell’oro: il referendum del 30 novembre può imporre alla SNB l’acquisto di 1.500 tonnellate di oro in cinque anni

Oro: referendum sulle riserve auree svizzere può far volare i prezzi

La pubblicazione delle minute della FED di mercoledì sera hanno ridato slancio alle quotazioni dell’oro, che sono tornate a muoversi intorno a 1.230$ l’oncia sulle aspettative di rialzo dei tassi di interesse negli USA più lontano del previsto. Il metallo prezioso, che quattro giorni fa ha toccato il minimo più basso dell’anno a 1.183$ l’oncia, è tornato in auge anche grazie alle forti prese di beneficio sul dollaro americano. L’istituto monetario di Washington ha fatto intendere di non avere fretta ad alzare il costo del denaro, in virtù delle aspettative di bassa inflazione generate dalla straripante forza del biglietto verde negli ultimi tre mesi.

Tuttavia l’oro potrebbe tornare ben presto un nuovo alleato per rialzare definitivamente la china. Stiamo parlando della Svizzera, che il 30 novembre prossimo sarà chiamata a un referendum sull’aumento delle quote di riserve in oro della banca centrale elvetica ad almeno il 20%. Inoltre i cittadini della Confederazione svizzera potranno imporre all’istituto monetario di Berna il blocco delle vendite di lingotti negli anni a venire. Se al referendum dovesse vincere il “sì”, la Swiss National Bank sarebbe costretta a comprare 1.500 tonnellate di oro in cinque anni.

Bisogna sottolineare che ad oggi le riserve auree svizzere ammontano a 1.040 tonnellate, ovvero il 7,8% delle riserve totali. E’ chiaro che ci sarebbe un significativo impatto sulle quotazioni dell’oro sui mercati internazionali. Per comprendere la portata degli acquisti che andrebbe a fare la Svizzera, ricordiamo che la produzione di oro annuale è di circa 3.000 tonnellate, mentre tutte le banche centrali del mondo acquistano lingotti per poco più di 409 tonnellate all’anno (dato del 2013).

Il governo di Berna e la SNB spingono per il “no”, anche perché in futuro la banca centrale elvetica rischierebbe di non avere più grossi margini di manovra sul fronte caldo della politica monetaria. Da inizio settembre 2011 la SNB è costretta a difendere il cambio euro-franco con un floor minimo di 1,20, per evitare che la divisa rossocrociata si apprezzi troppo con ripercussioni negative sull’economia domestica. Se dovesse passare il “sì”, in futuro la SNB si ritroverebbe in bilancio soprattutto oro non vendibile.

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