Rimangono molte domande su come Obama intenda affrontare le crisi in politica estera (e si affida ai suoi già conosciuti idealismi sul progresso umano).
Il presidente Barack Obama è volato in Estonia ieri per informare il mondo sulle sue intenzioni. Durante il discorso tenuto nella Nordea Concert Hall di Tallin, ha parlato di “sostegno costante”, “dovere solenne”, accordi “chiarissimi” e “impegni concreti”.
“La NATO deve inviare un messaggio inequivocabile in supporto all’Ucraina”, ha detto Obama. “L’Ucraina ha bisogno molto più di sole parole”.
La retorica ha fatto centro. Il senso, tuttavia, rimane confuso.
Ad intervento finito, rimanevano molte domande su come intendesse affrontare le molte crisi in politica estera durante la sua amministrazione. Obama ha di nuovo condannato le incursioni russe in Ucraina, ha promesso un nuovo aiuto statunitense ed europeo per addestramento, rimodernamento e rafforzamento dell’esercito ucraino.
Ma il suo “messaggio inequivocabile” non è stato abbastanza chiaro nel limitare o escludere la continuazione dell’offensiva russa a fronte di un ulteriore impegno militare targato USA.
Obama assicura apertamente difesa e aiuto a tutti i paesi firmatari dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO), ma non offre un simile trattamento all’Ucraina, nonostante abbia sottolineato il contributo volontario della stessa alle attività militari dell’Organizzazione. Invece, il presidente degli Stati Uniti ha chiesto di concentrarsi su un processo di pace che sembra, per il momento, inafferrabile.
“Dato che, in definitiva, non c’è una soluzione militare a questa crisi, continueremo a sostenere l’impegno del presidente [ucraino] Poroshenko per conseguire la pace perché, come tutti gli stati indipendenti, l’Ucraina deve essere libera di decidere il proprio destino”
Ha detto, pochi minuti dopo la smentita dal Cremlino di aver raggiunto un cessate il fuoco con l’Ucraina. Riuniti gli esponenti della NATO per prendere in considerazione l’imposizione di sanzioni economiche alla Russia, Obama elogia il successo del regime sanzionatorio guidato dagli Stati Uniti, che sì ha colpito l’economia della Russia, ma senza riuscire a fermare ulteriori attacchi in terra ucraina.
E questo non è l’unico problema sul quale ha lasciato zone grigie.
Durante una conferenza stampa nella mattina dello stesso giorno aveva dato descrizioni differenti, se non contraddittorie, degli obiettivi degli USA per gestire la minaccia dello Stato Islamico dell’Iraq e della grande Siria (ISIS).
Pur evidenziando gli sforzi in corso nel costruire una coalizione internazionale per prendere il controllo sul gruppo e promettendo una prossima consultazione del Congresso statunitense, non ha dato ulteriori indicazioni sulla sua strategia ancora in fase di sviluppo per affrontare il pericolo ISIS.
“La sintesi è questa”, ha detto all’inizio della conferenza stampa. “Il nostro obiettivo è chiaro ed è quello di degradare e distruggere [l’ISIS] così che non possa essere più una minaccia non solo per l’Iraq ma anche per tutta la regione e per gli Stati Uniti”.
Ma pochi minuti dopo, è sembrato ridimensionare l’obiettivo ad un livello più locale.
"Il nostro obiettivo è quello di assicurare che [l’ISIS] non sia una minaccia continua per la regione”, ha detto. “Come abbiamo visto con al-Qaeda, ci sarà sempre qualcosa che può portare al caos all’interno di questi sistemi, in parte a causa delle loro attività di natura terroristica. Si catturano pochi individui, e loro possono compiere atti terroristici”.
Successivamente, in una terza riformulazione, ha detto di sperare di “restringere la sfera di influenza [dell’ISIS], la sua efficacia, la competenza in ambito militare fino al punto di rendere gestibile il problema”.
Invece di dare risposta alle sfide più nodose, Obama ha riproposto i concetti idealistici sul progresso umano che sono stati a lungo il suo marchio sulla scena internazionale.
“Le correnti nella storia fluiscono e rifluiscono. Ma col tempo, fluiscono verso la libertà”, ha detto. “La libertà vincerà, non perché sia inevitabile, non perché sia imposta, ma perché queste aspirazioni umane fondamentali per la dignità, la giustizia e la democrazia non vanno via”.
Fonte Time
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