Renzi aveva annunciato rivoluzione è così è stata. I cambiamenti ai vertici delle aziende pubbliche non coinvolgono soltanto quelle in scadenza imminente, ma anche altre i cui Cda sono stati rinnovati recentemente.
Inoltre, come previsto, non sono stati riconfermati gli ad di Eni e Enel. E se da una parte l’uscita di Conti e Scaroni è ben vista per le nuove disposizioni del Senato ovvero tetto a tre mandati e indipendenza dei nominati, dall’altra rappresenta una spesa per lo Stato in termini di onerosa buonuscita. La svolta annunciata da Renzi e accolta con favore costerà però cara alle casse dello Stato italiano che saluta i manager uscenti con il libretto degli assegni in mano.
Le nomine, arrivate ieri sera a mercati chiusi, portano con sé importanti novità e un buon numero di quote rosa. Ecco i nominati di Eni, Enel, Finmeccanica e Poste
Buonuscita
Secondo una prima stima l’uscita di Paolo Scaroni all’Eni, di Fulvio Conti all’Enel, di Flavio Cattaneo a Terna, di Mauro Moretti alle Fs, di Massimo Sarmi a Poste italiane e di Domenico Arcuri a Invitalia costeranno allo Stato italiano una somma vicino ai 20 milioni di euro.
Il settimanale l’Espresso ha calcolato nel dettaglio quanto dovrebbero prendere di buonuscita tutti i manager che diranno addio all’azienda guidata fino ad oggi. Ad esempio Scaroni dopo tre mandati all’Eni avrebbe diritto a 8,3 milioni tra indennità per la risoluzione del rapporto di lavoro, compenso per l’impegno a non lavorare per concorrenti dell’azienda appena lasciata nei successivi 12 mesi, incentivo annuale e conguaglio previdenziale.
Poco meno spetta a Conti dell’Enel al quale andranno 6,4 milioni. Se il governo avesse deciso di affidare a Conti un incarico equivalente come ad esempio la presidenza dell’Eni non avrebbe intascato nemmeno un euro di buonuscita. Ma così non è stato.
I vertici di Terna non sono ancora stati nominati, ma Graziano Delrio ha assicurato che anche le nomine per Terna e Ferrovie arriveranno a breve. In caso, com’è probabile, di mancata conferma di Cattaneo nel ruolo di direttore generale prenderebbe 2,4 milioni.
Soltanto con queste tre buonuscite l’esborso dello Stato supera già quota 17 milioni. A cui si aggiungono, ma ancora non sappiamo a quanto ammontano, le buonuscite di Massimo Sarmi, al vertice delle Poste dal 2002 e titolare di uno stipendio da oltre 2,2 milioni, Moretti di Ferrovie e Arcuri, ad di Invitalia, la cui busta paga 2012 è ammontata a 788mila euro. In questo scenario fa eccezione Alessandro Pansa, ad di Finmeccanica: il manager infatti, ha rinunciato “all’applicabilità di qualsiasi trattamento di fine mandato in caso di cessazione dalla carica”.
E sul fronte delle buonuscite il governo non più mettere bocca. Mentre ha proposto alle assemblee delle aziende pubbliche di fissare un tetto agli stipendi dei manager, niente può fare di fronte alle clausole dei contratti dei supermanager approvati dai Comitati per la remunerazione dei rispettivi gruppi.
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