La direttrice Jill Abramson in carica dal 2011, è stata la prima donna a guidare il quotidiano, la sostituisce il suo vice, Dean Baquet, primo afroamericano chiamato a ricoprire l’incarico.
Jill Abramson, 60 anni, prima donna in 160 anni di storia del giornale a guidare, il New York Times, a sorpresa lascia la direzione del quotidiano e il suo addio, per uno strano gioco del destino coincide con quello di Nathalie Nougayrede, direttrice di Le Monde.
Le ragioni dell’abbandono di Jill Abramson non sono chiare, sembra che la notizia sia arrivata in maniera completamente inaspettata, e che il cambio della direzione del giornale sia stato attribuito ad una questione relativa alla gestione della redazione. Secondo indiscrezioni raccolte da "Politico" avrebbe avuto disaccordi con Mark Thompson, Presidente e CEO approdato due anni fa dalla BBC. Inoltre pare che la Abramson non godesse di ottima stima tra i suoi redattori, alcuni dei quali la giudicavano troppo combattiva e condiscendente, in un momento in cui il giornale era andato incontro a tagli nel personale pur avendo raggiunto successi senza precedenti nella crescita on line.
Al timone del grande quotidiano andrà Dean Baquet, 57 anni, ex direttore del Los Angeles Times e managing editor del giornale e nel 1988 aveva ricevuto il Premio Pulitzer per il giornale investigativo e dal 2007 lavora al Times, sarà il primo afro-americano a guidare il New York Times.
Dopo il Presidente nero, ecco il primo direttore afro-americano al vertice del più importante e autorevole quotidiano USA, una notizia clamorosa da "oscurare" le dimissioni di Jill Abramson, che a suo tempo fu una pioniera, la prima donna a dirigere il famoso giornale, grattacielo all’angolo tra la Quinta Avenue e la 41° strada, nel cuore di Manhattan, che porta la firma italiana di Renzo Piano.
Jill Abramson era approdata al giornale nel 1997, e per otto anni aveva ricoperto il ruolo di caporedattrice, prima di divenire nel 2001 la prima donna al vertice del più influente quotidiano americano, sostituendo Bill Keller, la Abramson si è fatta le ossa come giornalista presso il The Wall Street Journal e il The American Lawyer, come inviata e occupandosi di inchieste.
In questi tre anni ha fatto moltissimo, inanzitutto dando molto spazio alle donne, e nominando molte giornaliste in posti di responsabilità e soprattutto ha dovuto superare una prova difficile: il Times è stato infatti all’avanguardia in una serie di esperimenti nell’informazione digitale. Arricchimento tecnologico del sito, con l’uso sempre più esteso di videocroniche di alta qualità. Di certo ha lasciato una bella eredità facendo un lavoro importante ma estremamente pesante, aggravando di certo i suoi problemi di salute, causati da un terribile incidente, di cui ha parlato recentemente in un suo aricolo, tempo fa venne investita da un furgone della FedEx sotto la sede della redazione. Fu in bilico tra la vita e la morte. Non ha mai smesso di fare i conti con i postumi fisici e psicologici di quel trauma.
Nel suo discorso di commiato Jill Abramson ha detto: "ho amato moltissimo la mia esperienza al Times, ho lavorato con i migliori giornalisti del mondo".
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