Neolaureati? Altro che choosy. Intanto le opportunità calano

Erika Di Dio

08/02/2013

Neolaureati? Altro che choosy. Intanto le opportunità calano

Secondo il rapporto "Sussidiarietà e neolaureati e lavoro", realizzato dalla Fondazione Sussidiarietà, il 53% dei neolaureati italiani (ricerca svolta su un campione di 5.750 laureati), non è affatto da considerarsi "choosy", anzi la percentuale suddetta ha una particolare adattabilità al mondo del lavoro.

In particolare, si è potuto constatare che il tempo medio perché un neolaureato trovi lavoro è di circa 4,8 mesi e che per una collocazione più rapida, è più indicato scegliere meno canali di ricerca possibili, tra cui soprattutto agenzie private, social network, risposte ad annunci vari, ecc.

Ambiente sociale di provenienza

Anche questo fattore, si pensa, sia determinante nel percorso universitario e quindi poi di conseguenza nella possibilità di trovare un impiego; infatti, dall’indagine emerge che, "i laureati di "upper class" hanno avuto una probabilità di terminare gli studi universitari pari a 3,4 volte in più rispetto agli appartenenti ai ceti popolari, a 2,8 volte in più rispetto ai membri dei ceti impiegatizi, a 2,2 volte in più rispetto ai membri dei ceti medi".

Il rapporto prosegue, "L’origine sociale non incide solo sul conseguimento della laurea, ma, in misura ancor più eloquente, sul tipo di laurea, da cui dipendono in via principale le chances occupazionali. Questo processo è in parte legato alla elevata trasmissione ereditaria di alcune professioni e in parte legato alla possibilità di intraprendere lauree più impegnative da parte di chi ha maggiori risorse economiche. Infine, sotto il profilo economico, i risultati migliori sono stati raggiunti dagli appartenenti ai ceti medi autonomi e a quelli superiori".

Chi ha maggiore adattabilità?

La ricerca constata che i più adattabili sono in media gli uomini (63%) e in particolare,

  • gli ingegneri, in genere più disposti a spostarsi (60%), e fra loro si pensa che chi riesce ad adattarsi di più può arrivare a guadagnare anche quasi 100 euro al mese in più rispetto agli altri;
  • i giovani del Sud e delle isole, definiti come "precari in cerca di gloria", con una percentuale del 60% e 10 punti in più rispetto al Nord; in genere si tratta di giovani intraprendenti durante la laurea, che hanno già partecipato a programmi Erasmus, e che si mostrano disponibili ad adattarsi alle esigenze del mercato;
  • a seguire, abbiamo gli appartenenti alle "elites intraprendenti", ossia i giovani, perlopiù appartenenti al ceto dirigente del Nord, spesso anche con esperienze di studio e stage all’estero, disposti ad impegnarsi in vari modi per trovare un impiego soddisfacente;
  • infine, troviamo i "rassegnati", circa l’11,1% dei neolaureati, con poco spirito di iniziativa e di flessibilità; si tratta soprattutto di donne settentrionali senza alcuna esperienza di stage o esperienza all’estero;
  • per quanto riguarda i settori che invece registrano minori opportunità, figurano i settori del commercio e della ristorazione, mentre per le zone con minore opportunità lavorativa , troviamo la Puglia e la Sardegna.

Calano le opportunità

Ciononostante, c’è un’altra indagine, meno confortante, quella di Datagiovani, che analizza le previsioni di assunzione per i giovani fino ai 29 anni nelle aziende italiane per il primo trimestre 2013. Qui emerge che le aziende italiane prevedono di assumere nel primo trimestre di quest’anno poco meno di 140mila lavoratori, e tra questi, meno di 3 su 10 saranno giovani: 38.600 posizioni, il 26% in meno rispetto ad un anno fa, con una flessione del 9,4%, ma soprattutto le assunzioni riservate ai giovani sono scese dal 34% dell’anno scorso al 28% quest’anno.

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