Continua a salire la tensione a Gaza. Nella notte sono avvenuti 160 attacchi dell’aeronautica israeliana verso obiettivi militari. Sarebbero, secondo fonti palestinesi, ben 25 le vittime – oltre a decine di feriti – dei raid che hanno colpito anche rifugi e postazioni di Hamas, per un totale di circa 120 siti usati per lanciare razzi.
Continua a salire la tensione a Gaza. Nella notte sono avvenuti 160 attacchi dell’aeronautica israeliana verso obiettivi militari. Sarebbero, secondo fonti palestinesi, ben 25 le vittime – oltre a decine di feriti – dei raid che hanno colpito anche rifugi e postazioni di Hamas, per un totale di circa 120 siti usati per lanciare razzi.
Quanto avvenuto nella notte sarebbe il contrattacco di Tel Aviv al lancio di razzi dai Territori occupati verso Israele compiuto nei giorni scorsi. L’offensiva di qualche ora fa non avrebbe comunque impedito che a Tel Aviv tornassero a risuonare le sirene d’allarme a causa di 3 esplosioni avvenute in zona; altri 5 missili palestinesi sarebbero inoltre stati intercettati e distrutti dal sistema Iron Dome, secondo quanto riporta il Jerusalem Post.
Mentre inizia a farsi concreta la possibilità di una operazione “terrestre” dell’esercito israeliano, che ha richiamato circa 40mila riservisti, la Casa Bianca ha condannato il lancio di razzi da Gaza, sottolineando il diritto di "Israele di difendersi" e il nostro Ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha ammonito: "Bisogna evitare una spirale irreversibile".
Sembra comunque tardi per gli auspici: il conflitto, come riporta Maurizio Molinari su La Stampa, pare essersi già trasferito nei tunnel sotterranei (come durante la I guerra mondiale) che Hamas utilizza come bunker ma soprattutto sulle alleanze. Dopo l’avvento di Al Sisi al potere in Egitto, Hamas ha perso l’appoggio del paese dei Faraoni e si trova in difficoltà, vantaggio che Israele vuole sfruttare al più presto.
Benjamin Netanyahu, il premier israeliano, avrebbe perciò cancellato molti degli impegni pubblici previsti nelle prossime settimane e si preparerebbe, secondo le sue stesse parole, ad una operazione che “prenderà tempo”. Nello stesso momento il leader dell’ANP (l’Autorità nazionale palestinese), Abu Mazen, si è appellato alla comunità internazionale per far desistere Israele e “cessare l’escalation e i raid”.
Una situazione tutt’altro che definita. Purtroppo l’esperienza degli ultimi decenni insegna che siamo davanti all’ennesimo capitolo di una storia che difficilmente vedrà un termine in un periodo prossimo. Non resta che sperare ancora una volta nei negoziati e contare le vittime.
© RIPRODUZIONE RISERVATA