Movimento 5 Stelle: è rottura sugli stipendi. I parlamentari non seguono i diktat di Grillo e vogliono la diaria

Vittoria Patanè

06/05/2013

Movimento 5 Stelle: è rottura sugli stipendi. I parlamentari non seguono i diktat di Grillo e vogliono la diaria

Il Movimento 5 Stelle si spacca sulla diaria. Per la prima volta dalla nascita del partito, i parlamentari scelgono deliberatamente di disobbedire ai diktat dei due grandi capi Grillo e Casaleggio e si oppongono a quanto da loro disposto su diaria e rimborsi forfettari.

Da tempi non sospetti infatti, i leader maximi del M5S avevano stabilito che i parlamentari grillini avrebbero goduto dei 5 mila euro lordi di indennità parlamentare, mentre per quanto riguarda la diaria e i rimborsi forfettari dovuti alle spese accessorie (8 mila euro in tutto) esse avrebbero dovuto essere rendicontate e restituite allo Stato. Anzi, più precisamente, le spese eccedenti sarebbero dovute andare al “fondo di solidarietà”.

Ma deputati e senatori non ci stanno ed invocano il principio della libera scelta. Ed è proprio su questo principio di volontarietà che nascono i problemi.

Da un lato Grillo e Casaleggio: le spese accessorie e la diaria vanno restituite. Dall’altro i parlamentari che chiedono di poter scegliere da soli se farlo o no.

Il rischio? Perdere la faccia davanti a quegli elettori cui erano state fatte delle promesse che oggi rischiano di non essere mantenute.
Ma vediamo come sono andate le cose.

Il referendum

Nella giornata di ieri si sarebbe svolto una sorta di referendum tutto interno al movimento. I votanti? 132 parlamentari su 163. Il risultato del sondaggio non deve essere piaciuto molto ai leader. Il 48% ha infatti votato per la libera scelta, sarebbe a dire: tutte le spese accessorie (e quindi la diaria) verranno rendicontate, ma la restituzione della parte eccedente rimane a discrezione del singolo deputato o senatore. Insomma, nessun obbligo, ma un semplice “indirizzo di condotta”.

A favore della rendicontazione pura invece, si sono espressi il 36% dei parlamentari grillini. Una “fascia importante” dei rappresentati a 5 stelle quindi, ha tutta l’intenzione di disobbedire a Grillo e, conoscendolo, la reazione del leader non sarà sicuramente tenera.

Le regole del Movimento

Ricordiamo quanto è stato scritto tempi or sono nel manifesto del Movimento 5 stelle alla voce “trattamento economico”:

"L’indennità parlamentare percepita dovrà essere di 5 mila euro lordi mensili, il residuo dovrà essere restituito allo Stato insieme all’assegno di solidarietà (detto anche di fine mandato). I parlamentari avranno comunque diritto a ogni altra voce di rimborso tra cui diaria a titolo di rimborso delle spese a Roma, rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, benefit per le spese di trasporto e di viaggio, somma forfettaria annua per spese telefoniche e trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo".

Insomma il dibattito riguarda principalmente ciò che viene riconosciuto come spesa forfettaria e ciò che riguarda le spese effettivamente sostenute.

La questione indennità

Ma anche per quanto riguarda l’indennità parlamentare cominciano a nascere i primi problemi.
Come abbiamo già detto, il regolamento prevede che essa venga dimezzata da 10 mila euro lordi al mesi a 5 mila (2.500 euro netti). Su questo i parlamentari sono tutti d’accordo, ma chiedono maggiore chiarezza, anche perché per il fisco loro continueranno a pagare tasse per 10 mila e non per 5 mila euro.

“Ecco perché una parte di noi vuole mantenere le indennità accessorie, per compensare quel che perde in tasse",

spiega un deputato a 5 Stelle.

Adesso, in ogni caso, si attendono le reazioni di Grillo e Casaleggio. I due leader del Movimento dovranno fare molta attenzione e scegliere la strada giusta. Il rischio? Passare per i “soliti vecchi politici” che pensano solo a guadagnare, proprio come quelli che loro dicono di voler mandare a casa.

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