Monti e Bersani stipulano un’alleanza contro Berlusconi?

Piero Capello

17 Gennaio 2013 - 19:30

Monti e Bersani stipulano un’alleanza contro Berlusconi?

La notizia è stata diffusa oggi da Repubblica.
La risalita del PDL nei sondaggi conseguente alla “ri-scesa in campo” di Silvio Berlusconi preoccuperebbe non poco Monti e Bersani.
Nella giornata di ieri i due leader, sempre secondo Repubblica, avrebbero intrattenuto un colloquio telefonico per concordare una strategia comune contro il Cavaliere.

La telefonata

Monti e Bersani avrebbero stretto un patto di non belligeranza finalizzato alla formazione di un fronte comune contro Berlusconi.
I due leader sarebbero concordi nel ritenere Berlusconi il vero nemico, per questo motivo concentreranno il loro sforzi contro di lui, evitando di “pestarsi i piedi a vicenda” durante la campagna elettorale.
Addirittura si sarebbe stabilito che le presenze televisive dei due leader vengano concordate preventivamente, sincronizzando l’operato dei relativi staff.
Dopo le elezioni, se il risultato li vedrà effettivamente avere la meglio sul Cavaliere, Monti e Bersani potrebbero consolidare la propria collaborazione al fine di garantire una maggior stabilità al nuovo governo.

I motivi dell’armistizio

A fare correre ai ripari Monti e Bersani non sarebbe tanto la rimonta del PDL nei sondaggi dopo le incursioni televisive di Berlusconi. Quello che preoccupa i due leader è piuttosto l’aumento della popolarità del Cavaliere, e dei suoi alleati, in determinate regioni (ad esempio la Lombardia, dove la Lega, alleata del PDL, avrebbe discrete prospettive di vittoria).

L’attenzione agli equilibri elettorali a livello regionale è dovuta agli effetti del Porcellum.
Se anche il PD dovesse avere, come sembra piuttosto plausibile, la maggioranza alla Camera, a causa dell’attuale legge elettorale, non gli sarebbe comunque garantita la certezza di ottenerla anche al Senato, dove i premi di maggioranza sono elargiti su base regionale.

Alcune Regioni hanno un maggior peso rispetto ad altre: per questo motivo la risalita nei sondaggi dell’alveo politico che fa riferimento a Berlusconi in regioni come Lombardia, Sicilia e Campania potrebbe prefigurare una pericolosa situazione di instabilità per un ipotetico governo Bersani.

Le reazioni politiche

La stipula del patto potrebbe giustificare il cambiamento di atteggiamento di Fassina, prima decisamente ostile alle posizioni di Monti e più vicino all’area CGIL e a Vendola.
Apertura anche da parte di Massimo D’Alema, il quale aveva criticato aspramente la salita in politica di Mario Monti, definendola addirittura immorale.
Scetticismo sull’accordo nel PDL: Mario Mauro ritiene che un’eventuale collaborazione post elettorale di Mario Monti sia più plausibile con il PDL che con il PD, se non altro in virtù di un comune riferimento al PPE.
Intanto Ingroia (il cui neonato partito “Rivoluzione Civile” sta consolidando la propria posizione al sud, dove ha superato la soglia percentuale necessaria ad entrare in Senato) ha sottolineato che Bersani si sta rivolgendo nella direzione sbagliata, cioè verso Monti, rimanendo sordo agli appelli del suo partito.

La smentita

I due leader si sono premurati di smentire la notizia diffusa da Repubblica.
Non solo non si sarebbe verificata nessuna telefonata che avesse oggetto un patto di non belligeranza, ma i due leader non hanno nemmeno confermato l’eventualità di una possibile collaborazione dopo le elezioni.
Comunque nella giornata di ieri un contatto telefonico tra i due si è effettivamente verificato.
Un comunicato di Palazzo Chigi ha infatti annunciato che Monti ha contattato Bersani, Casini e Alfano ma con il solo scopo di affrontare le questioni del conflitto in Mali, dell’organizzazione del Consiglio Europeo relativo al bilancio dell’Unione Europea e alle nomine di alcuni Prefetti.

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