Migranti: la cattiva gestione dei centri di accoglienza

Laura Botti

25/02/2016

Libera, Cittadinanzattiva e i promotori della campagna LasciateCIEntrare hanno pubblicato un report sull’attuale gestione dei centri di accoglienza straordinaria (CAS) in Italia.

Migranti: la cattiva gestione dei centri di accoglienza

Migranti: questa mattina a Roma le associazioni Libera, Cittadinanzattiva e i promotori della campagna LasciateCIEntrare hanno denunciato alla federazione nazionale della stampa la cattiva gestione dei centri di accoglienza straordinari (CAS) in Italia.

Qualche mese fa queste associazioni hanno promosso la campagna “inCAStrati” con lo scopo di rendere accessibili le informazioni relative al funzionamento e alla gestione dei centri per i migranti in Italia. A partire da giugno 2015 sono state rivolte al Ministero dell’Interno ed alle Prefetture italiane una serie di istanze di accesso civico riguardanti l’elenco dei CAS presenti sul territorio nazionale e le informazioni inerenti gare, rendicontazioni e servizi erogati.

Inoltre è stata avviata un’attività di monitoraggio dei centri attraverso l’osservazione diretta delle strutture e numerosi colloqui con ospiti e lavoratori. Cos’è emerso da queste ricerche? Ecco i risultati ottenuti che fotografano l’attuale situazione dei centri di accoglienza straordinaria per richiedenti asilo in Italia.

Rapporto sui CAS: la gestione fallimentare

Secondo i più recenti dati pubblicati dal Ministero dell’Interno sono 3.090 i centri di accoglienza straordinaria (CAS) per richiedenti asilo presenti sul territorio nazionale. Tuttavia, fanno notare Libera, Cittadinanzattiva e LasciateCIEntrare, non esiste un elenco pubblico di tali strutture, della loro ubicazione e di chi le gestisce.

Le associazioni hanno inoltre denunciato la mancanza di trasparenza sugli affidamenti,sui finanziamenti e “sul rispetto degli standard di erogazione dei servizi previsti da convenzioni e capitolati d’appalto”.

Secondo le associazioni in Italia l’accoglienza dei migranti è sempre stata basata sulle “logiche dell’emergenza”, senza una strategia coordinata a livello nazionale, con pesanti conseguenze sulla sua gestione:

“La scelta della gestione emergenziale consente spesso di scavalcare regole e procedure ordinarie nell’affidamento dei servizi, rende totalmente opaca la assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici, abbassa il livello dei controlli pubblici sulla realizzazione degli interventi rivolti ai migranti, produce sacche di speculazione privata e terreno fertile per infiltrazioni criminali”.

Rapporto sui CAS: la risposta delle istituzioni

Come chiarito nel dossier la risposta ufficiale pervenuta è stata evasiva: su 106 prefetture sollecitate solo 53 hanno risposto e soltanto 2 (Arezzo e Bari) hanno fornito quasi tutte le informazioni richieste.

Siamo di fronte ad una colpevole incapacità di gestire il fenomeno da parte delle prefetture”, ha sostenuto Gabriella Guido, portavoce di LasciateCIEntrare “Ci domandiamo perché quella di Arezzo è stata precisa e puntuale e tutte le altre no”.

Nel frattempo il Ministero degli Interni ha commentato la richiesta dell’elenco dei CAS sostenendo che per tale informazione “non è previsto alcun obbligo di pubblicazione” in quanto si tratterebbe di una “inopportuna diffusione di notizie a tutela della sicurezza dei richiedenti asilo accolti nelle strutture”.

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