Le aspettative di avvio del tapering della FED stanno condizionando non poco l’andamento dei mercati emergenti, che da qualche mese sono sotto stress a causa dei forti deflussi di capitali esteri che stanno deprimendo le borse e le valute nazionali. Tuttavia, non tutti i paesi emergenti stanno sperimentando una fase molto negativa. L’Europa dell’Est sta lanciando segnali di recupero, grazie ai recenti miglioramenti evidenziati da alcuni indicatori economici dell’area euro. Negli ultimi tre mesi le borse dell’Europa centro-orientale sono cresciute.
L’indice Msci Eastern Europe (che non comprende la Russia) ha guadagnato l’1,2%, mentre l’indice Msci Emerging Markets ha perso il 7,5%. Le sorprese arrivano anche dalle performance delle valute. Mentre c’è chi crolla ai minimi storici sul dollaro americano (rupia indiana, real brasiliano, lira turca), valute come lo zloty polacco, la corona ceca e il lev bulgaro sono in forte ripresa sul biglietto verde. Secondo gli analisti ciò dipende dai segnali di ripresa dell’economia dell’eurozona.
Dopo aver sperimentato la più lunga fase di recessione dal secondo dopoguerra, l’area euro inizia a vedere la fine del tunnel e ciò favorisce anche i paesi dell’Est Europa, dove vengono fabbricati una serie di prodotti legati alla ripresa del ciclo economico (auto, elettrodomestici e altri beni di consumo). I recenti dati macroeconomici confermano il trend in atto.
Le vendite al dettaglio in Polonia a luglio sono aumentate del 4,3%, mentre la Repubblica Ceca ha visto il pil del secondo trimestre crescere dello 0,7% dopo 18 mesi di recessione. Tuttavia, gli analisti finanziari ricordano che anche questi paesi nascondono delle insidie. In generale restano vulnerabili alle mosse di politica monetaria della FED, senza contare un eventuale ritorno di fiamma della crisi nell’area euro.
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