Mediobanca abbandona il malcostume italiano. A lodarne il comportamento arriva l’Economist

Vittoria Patanè

28/06/2013

Mediobanca abbandona il malcostume italiano. A lodarne il comportamento arriva l’Economist

Buon cibo, vino pregiato e cultura millenaria: l’Italia offre molto al mondo, ma pochi fino a poco tempo fa avrebbero guardato a Roma o a Milano come modelli di business o condotta finanziaria.

Ma ci sono segni incoraggianti, pare infatti che qualche vecchia abitudine si stia pian piano perdendo. Anche Mediobanca, la più importante banca di investimento del Paese, col tempo si sta adeguando.

Mediobanca per molto tempo è stata al centro di una rete di relazioni che connettevano le principali firme italiane. Tra queste Pirelli, produttore di gomme, e Telco, che controlla Telecom Italia. È il più grande azionista di RCS MediaGroup, il proprietario del Corriere della Sera, uno dei maggiori quotidiani italiani. Mediobanca è anche il maggior e azionista di Assicurazioni generali, il quale a sua volta possiede il 2% di Mediobanca e ha anche interessi in Pirelli, RCS e Telco.

La presa di Mediobanca sulle aziende italiane è stata aiutata da catene di interessi “nidificati” che le permettono di avere il controllo nonostante la proprietà di pacchetti azionari relativamente piccoli; da azioni incrociate e particolari direzioni; e da accordi azionari che le hanno assicurato il controllo. Il 21 giugno Alberto Nagel, capo di Mediobanca, ha detto agli investitori che tutti gli interessi della banca saranno riclassificati come “disponibili per la vendita”. La banca uscirà dai suoi accordi azionari (sebbene rimanga intatto il patto tra gli stessi azionisti di Mediobanca, tra cui troviamo Fininvest, di proprietà di Silvio Berlusconi, e Mediolanum, un gruppo finanziario di cui il Cavaliere è il maggiore azionista).

La banca non ha intenzione di fare tutto troppo velocemente. Ha pianificato di ridurre i propri interessi in Generali dal 13,2 al 10% entro il 2016. Nagel ha affermato che l’intenzione è di ridurre progressivamente gli interessi a zero: “il nostro focus strategico sarà il 100% sulla banca”.

Questo cambiamento di strategia ha molte motivazioni. Una di queste è il corrotto stato dell’economia italiana: Mediobanca vuole diversificare la propria esposizione. Le regole di Basilea 3, che cambieranno gli interessi della banca in altre compagnie in veri e propri carrozzoni, sono un altro motivo. Una terza ragione è un diffuso movimento contro i pacchetti azionari. Il numero di compagnie quotate nella borsa di Milano e controllato da pacchetti azionari è sceso da 57 nel 2009 a 43 nel corso dell’anno passato, Mario Greco, nuovo capo di Generali, ha anche lanciato l’idea di creare “pacchetti strategici”:

Tutto questo sottolinea un cambiamento di statura morale, ma anche di direzione. Invece di tirare la corda, come sotto il controllo di Enrico Cuccia, che è stato presidente dal 1946 al 1982, Mediobanca adesso vuole diventare più normale. Bene.

La banca è stata per molto tempo il simbolo del salotto buono, di quella cultura in cui i capi dell’industria e della finanza italiana si incontravano per cucire accordi.

Qualsiasi progresso che porti a lasciarsi questo malcostume alle spalle è il benvenuto.

Fonte: The economist

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