Nonostante a livello effettivo il suo peso politico in Parlamento, allo stato attuale dei fatti, non sia “proprio decisivo”, Matteo Renzi continua ad essere uno degli uomini politici più chiacchierati del momento.
Se il suo obiettivo fosse “bene o male, purché se ne parli”, il Sindaco di Firenze avrebbe sicuramente raggiunto il suo scopo, ma lui stesso ha più volte detto che mira ad altro, Presidenza del Consiglio in primis.
L’opinione pubblica sembra accordargli i propri favori, ma questo non basta per convincere il suo partito a dargli la possibilità che il Rottamatore chiede, anzi, sembra proprio che all’interno del Partito Democratico sia in corso una vera e propria guerra: Bersaniani contro Renziani, vecchi contro giovani.
La roccaforte del PD vuole farlo fuori, ma lui, peggio di un alunno indisciplinato che fa impazzire l’anziano maestro di matematica, non ne vuole sapere e risponde “non lascio il PD se non mi buttano fuori”.
La scissione all’interno del gruppo di centrosinistra pare ormai quasi insanabile e sono in molti oggi a chiedersi se la “questione Matteo Renzi” causerà il profondo rinnovamento o la totale disfatta di un partito che fino a due mesi fa sembrava ormai invincibile e che dopo le elezioni ha cominciato a manifestare debolezze e fragilità non all’altezza della sua storia.
Ma andiamo a vedere cosa hanno detto, nel corso degli ultimi mesi, quelli che dovrebbero essere le sue guide e i suoi alleati su Matteo Renzi.
Gli attacchi del PD
La controversia più lunga e più accesa è senza dubbio quella con Rosy Bindi. Più volte i due si sono punzecchiati nel corso degli ultimi mesi, con parole, spesso, non troppo gentili.
“Io sosterrò Bersani e non mi pongo il problema di fidarmi o meno di Renzi perché io lavorerò perché venga sconfitto”.
E come non ricordare poi quel “Renzi è figlio di Berlusconi”, pronunciato con un mix di ammonimento e sfottò dalla presidentessa del PD.
Per non parlare delle parole dette ieri da Pier Luigi Bersani:
“Quello è un irresponsabile. Ha paura che io riesca a fare un governo che duri mentre lui vuole andare alle elezioni anticipate. Ma ha fatto male i suoi calcoli”.
La diatriba con Finocchiaro e Marini
Ieri le prime pagine dei giornali erano incentrate sul litigio tra il Rottamatore e i due leader del centrosinistra.
Matteo Renzi, andando contro le volontà del suo partito, ha bocciato pubblicamente la loro candidatura al Colle e i due, non l’hanno di certo presa bene:
“Trovo che l’attacco di cui mi ha gratificato Matteo Renzi sia davvero miserabile, per i toni e per i contenuti. Trovo inaccettabile e ignobile che (simile attacco, ndr) venga da un esponente del mio stesso partito”
Ha detto l’ex capogruppo del PD. Un po’ più contenuto nei toni, ma comunque duro Franco Marini:
“Nella mia vita pubblica ho ricevuto critiche e contestazioni. Come tutti. È normale e logico che sia così. Sono le regole del gioco democratico. Matteo Renzi però usa un altro registro. Insinua che io starei strumentalizzando e consentendo che venga strumentalizzato il mio essere cattolico a fini politici. Non posso lasciar passare in silenzio parole tanto gravi e offensive”.
Le altre critiche
La lista degli attacchi a Matteo Renzi è lunga e piena di nomi illustri. Oltre a quelli già citati, come non pensare alle critiche di Beppe Grillo, Antonio Di Pietro, Stefano Fassina, ma anche di un giornalista del calibro di Eugenio Scalfari che su Repubblica, qualche mese fa, parlando del suo programma politico, lo definiva “carta straccia”.
Controverso anche il rapporto con un altro leader, Nichi Vendola, che su di lui disse:
“è un giovanotto sull’orlo di una crisi di nervi”.
Inutile aggiungere altro, queste parole già di per sé dicono tutto.
Il destino del PD
Nonostante le critiche, meritate o no non spetta a noi dirlo, che continuano a cadergli addosso giorno dopo giorno, Matteo Renzi continua spavaldo la sua corsa. Verso dove?
In molti lo vedono alla guida non solo del Partito Democratico, ma anche del Governo, altri gli consigliano di lasciare il PD e fondare una propria associazione, altri ancora sostengono sia solo un “egocentrico che scomparirà dalla scena politica in pochi mesi”.
Quale sia la verità ad oggi è ancora da stabilire, ma senza dubbio questa lotta contro Renzi è lo specchio di un partito che non sta bene. Il PD deve fare qualcosa e deve farlo in fretta. Il risultato delle urne è stato un colpo durissimo inflitto a quelli che erano considerati i sicuri vincitori delle elezioni e le vicende degli ultimi due mesi non hanno di certo aiutato Bersani & Co. a riacquistare la fiducia dei cittadini. Anzi, secondo i sondaggi, la popolarità del PD è in caduta libera.
Il Partito deve assolutamente dimostrare ai cittadini di essere solido ed unito, ma soprattutto deve trarre insegnamento dai ripetuti colpi ricevuti in questi mesi per trovare la dimensione giusta in cui insediarsi.
Altrimenti sarà la fine, con o senza Matteo Renzi.
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