I motivi per cui innalzare l’aumento di capitale sarebbe vantaggioso e i problemi che questa scelta comporterebbe per Fondazione e investitori
Monte dei Paschi di Siena continua a far notizia. Nell’ultimo anno e mezzo sembra che il destino della banca sia quello di finire in prima pagina per questo o per quel motivo.
Il crollo in Borsa di ieri brucia ancora. -10.4%, 410 milioni di euro andati letteralmente in fumo, titolo nuovamente a quota 0,22 centesimi di valore e 8,9% del capitale passato di mano. Per salvare il salvabile, è intervenuta anche la Consob che ha vietato per due giorni le vendite allo scoperto (stessa decisione presa per BPM).
Cifre che farebbero impallidire chiunque, tenendo conto anche del fatto che il giorno prima (14 aprile) le azioni MPS erano scese del 5,32% a 0,25 euro. Facendo una somma approssimativa, in due giorni la quotazione dell’istituto senese è scesa del 16%, mandando in fumo i guadagni degli ultimi mesi, ottenuti soprattutto grazie alle vendite effettuate da parte della Fondazione di Antonella Mansi.
Il motivo del crack di 24 ore fa è noto a tutti. I rumors circolati ieri, e non smentiti dai vertici, relativi all’aumento di capitale: dai 3 miliardi di cui si parlava da mesi, e che erano stati approvati nel corso dell’assemblea dello scorso dicembre, a 5 miliardi di euro.
Ciò che invece suscita ancora dubbi sono le conseguenze che questa scelta potrebbe avere: per la banca, per gli investitori, per i soci maggiori, ma soprattutto per la Fondazione MPS, che potrebbe avere non pochi problemi nel caso in cui la decisione divenisse definitiva.
Vediamo dunque di capire cosa sta succedendo.
I motivi del crollo
Gli investitori hanno preso malissimo le indiscrezioni riguardanti la volontà di innalzare a 5 miliardi di euro la ricapitalizzazione dell’istituto.
Il motivo è presto detto. Se l’innalzamento venisse approvato essi andrebbero incontro ad una maggior diluizione che danneggerebbe non poco le loro finanze, influendo sul loro portafoglio e modificando i piani d’investimento.
E ancora. Innalzare l’aumento di capitale a 5 miliardi implica anche uno slittamento del suo inizio di un mese (da maggio a giugno).
A dicembre si decise, sotto spinta della Fondazione che voleva prima vendere gran parte delle proprie quote per ripagare i debiti, di rinviare tutto a maggio.
Adesso si rischia una nuova proroga e, data la dispendiosa cedola dei Monti – Bond, anche 30 giorni potrebbero influire sulle finanze di MPS, incidendo per circa 20 milioni.
5 miliardi, ecco perché Profumo ci sta pensando
La mancata smentita di Alessandro Profumo suona come una conferma. I motivi per cui i vertici dell’istituto senese starebbero seriamente valutando l’ipotesi di innalzare la cifra prevista per la ricapitalizzazione sono essenzialmente due:
- in primis, questi 5 miliardi permetterebbero a Monte dei Paschi di Siena di rimborsare 3 miliardi (su 4,07) di Monti Bond entro dicembre 2013, mantenendo un margine di 2 miliardi che aiuterebbe nel corso degli "Asset Quality Review” e degli stress-test.
- In secundis, l’attuale ripresa dei mercati che ha comportato un ritorno degli investitori stranieri (un esempio su tutti: Blackrock) permetterà di assorbire meglio le conseguenze dell’aumento.
La Fondazione trema
Ma non tutti sarebbero favorevoli all’idea di innalzare a 5 miliardi la cifra destinata all’aumento di capitale.
Una decisione del genere infatti, potrebbe creare non pochi problemi alla Fondazione presieduta da Antonella Mansi. La scelta di far slittare l’aumento di capitale a maggio, facendo letteralmente imbufalire Viola e Profumo, è arrivata grazie all’intervento dell’ente senese che voleva guadagnare tempo per ridurre le propria quota e ripagare i debiti contratti in seguito alla sconsiderata acquisizione di Antonveneta.
Nel corso degli ultimi due mesi le promesse sono state mantenute: la Fondazione è scesa al 3,1%, legando il 2,5% a un patto para-sociale con BTG Pactual e Fintech Advisory Inc, che consentirà la creazione di un nucleo pari al 9% del capitale che potrà dire la sua sulle nomine, sulla politica e sulle scelte di MPS.
Una ricapitalizzazione di 5 miliardi e non di 3, potrebbe rovinare i piani della Mansi. Perché? Perché il suo ente sarebbe costretto a spendere 125 milioni per evitare un’eventuale diluizione, 50 in più del previsto. Lo stesso vale per i due fondi stranieri che dovrebbero mettere sul piatto 325 milioni e non 195 come precedentemente pattuito. A Questo punto l’intero accordo diventa a rischio.
Si aprirà una nuova lotta tra vertici e Fondazione?
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