Linkiesta sta fallendo: qual è il futuro dell’editoria online?

Dimitri Stagnitto

04/07/2014

Linkiesta ha bisogno di un finanziamento da 1,1 milioni di euro entro un mese o fallirà. L’editoria italiana online è un modello sostenibile? Cosa ci aspetta in futuro?

Linkiesta sta fallendo: qual è il futuro dell’editoria online?

E’ cronaca recente l’articolo di Marco Alfieri, direttore de "Linkiesta", giornale online ad azionariato diffuso, che necessita di un aumento di capitale da 1,1 milioni di € entro un mese per non arrivare a dover dichiarare bancarotta e chiudere il progetto.

Linkiesta ha appena 3 anni di vita e non ha mai prodotto utili, in compenso può contare su oltre 80 azionisti tra cui sono annoverati personaggi di rilievo della vita pubblica ed economica italiana per i quali evidentemente perdere soldi nell’ordine di qualche decina di migliaia di euro all’anno non è un problema, almeno fino ad ora.

La storia recente di Linkiesta rientra in un panorama più ampio che vede la maggior parte dei progetti editoriali online italiani in perdita sistematica: un interessante articolo recente del quotidiano economico Italia Oggi ha fatto i conti in tasca anche a Il Post, Lettera 43, L’Huffington Post Italia e il Blitz quotidiano. Tutti progetti che danno lavoro più o meno retribuito a un certo numero di persone oltre a informazione gratuita a milioni di italiani al costo di buchi di bilancio di centinaia di migliaia di Euro all’anno.

Fanno riflettere anche i dati relativi ai fatturati (perlopiù vincolati agli incassi pubblicitari) di queste testate online: si parla di ricavi che vanno dai 180.000€ ai 900.000€, cifre esigue e del tutto inadeguate rispetto a quello che dovrebbe essere l’obiettivo della creazione di un’informazione online libera e professionale.

La mia valutazione è quindi la seguente: nel mondo dell’editoria online italiana i grandi assenti sono gli inserzionisti pubblicitari e non è solo un problema di crisi generale e di mancanza di investimenti, gli investimenti sull’ADV online in Italia sono strutturalmente bassi ed è da questo punto che bisogna iniziare a ragionare sul futuro dell’editoria in Italia online, sempre che l’obiettivo comune sia davvero quello di avere un’informazione libera, gratuita e di qualità.

Se invece l’obiettivo è già stato raggiunto e l’idea di fondo è quella che i progetti editoriali in difficoltà sono per forza di cose meno rigidi sulla linea editoriale e quindi maggiormente manipolabili non c’è che dire: l’Italia ha trovato un altro settore di eccellenza e leadership indiscussa.

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