Siamo al rush finale per l’approvazione della Legge di stabilità 2013. L’approvazione finale del testo è attesa in queste ore e si inizia già a fare in conti di quanto peseranno le nuove norme sulle nostre tasche. I temi principali sono il cuneo fiscale, esodati, agevolazioni imprese, detrazioni, Cig in deroga, ma soprattutto l’aumento dell’Iva a partire da luglio 2013.
Proposte aumento Iva
Nella prima proposta di legge di stabilità il governo aveva introdotto l’aumento dell’Iva dal 21% al 23% e dal 10% all’11%. In seguito ad un ravvedimento del governo in fase di presentazione del decreto si è deciso per l’abbassamento a un solo punto percentuale per l’aumento dell’imposta Iva, quindi dal 21% al 22% ma tenendo comunque in gioco anche l’aumento all’11% che avrebbe gravato sui generi alimentari di prima necessità. I consumatori sono scesi sul piede di guerra considerando gli effetti devastanti provocati dall’aumento Iva dell’anno scorso introdotto per rilanciare l’economia. Ma è chiaro che alzando i prezzi di beni e servizi, lasciando invariati gli stipendo i consumi non possono che calare. Alla fine del travagliato iter, che ha portato la legge di stabilità all’approvazione di oggi, la norma che riguarda l’Iva prevede l’aumento di un punto percentuale dell’Iva dal 21 al 22% e nessun aumento per quello attualmente al 10%.
Iva al 22%. Quanto ci costa?
La legge di stabilità 2013 prevede l’aumento di un punto percentuale dell’Iva che dal 1 luglio 2013 passerà dal 21 al 22%. Grandi polemiche dalle associazioni dei consumatori che ritengono, questo provvedimento, il colpo finale per i consumi nel nostro Paese. Secondo la Codacons l’aumento dell’Iva avrà pesanti ripercussioni sulle tasche degli italiani: il ricarico dell’Iva significherà infatti “una stangata media, su base annua, considerando la famiglia media Istat da 2,4 componenti, pari a 176 euro. Sempre secondo le associazioni dei consumatori l’aumento Iva provocherà una nuova contrazione dei consumi e della produzione, portando il nostro Paese sempre più nella spirale della recessione. Il ripensamento sul passaggio dell’Iva dal 10 al 11% ha evitato un aumento considerevole dei generi alimentari che avrebbero pesato come un salasso sull’economia delle famiglie italiane. Infatti i prodotti che avrebbero risentito dell’Iva all’11% sarebbero stati alimenti come uova, pesce, yogurt, carne, riso, zucchero e farinacei.
Invece, il passaggio al 22% appena approvato, influisce sui generi alimentari non considerati di prima necessità come alcolici, acqua minerale e tartufo…
Per quanto riguarda il resto l’Iva al 22% peserà sull’acquisto di Tv, computer, macchine fotografiche, giocattoli, vacanze, abbigliamento, detersivi, cosmetivi, arredamento e auto.
Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, ha criticato, fin dalla sua prima apparizione, la norma che prevede l’aumento dell’Iva che a suo avviso andrebbe a penalizzare notevolmente i consumi. Se è vero infatti che sull’acquisto di un cellulare l’aumento di un punto percentuale può comportare qualche euro di differenza, su beni più costosi e impegnativi come le automobili l’incremento incide maggiormente e si traduce in almeno 220 euro in più. Sempre legato al comparto automobilistico è la preoccupazione per l’inevitabile aumento del carburante che, secondo le stime, peserà sugli automobilisti per circa 41 euro l’anno.
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