Le dimissioni di Benedetto XVI possono influire sulle elezioni politiche?

Daniele Sforza

12 Febbraio 2013 - 17:23

Le dimissioni di Benedetto XVI possono influire sulle elezioni politiche?

Elezioni politiche 2013 e dimissioni del Papa: che legame hanno? Forse nessuno, eppure c’è chi teme che le dimissioni di Benedetto XVI possano essere fondamentali per l’esito del voto cattolico. Il più preoccupato, senza alcun dubbio, è Silvio Berlusconi che, stando all’Huffington Post, avrebbe già chiesto alla Ghisleri di effettuare un sondaggio al fine di "valutare l’impatto sulla campagna elettorale". Pierluigi Bersani, invece, si dimostra più distaccato, allontanando qualsiasi nesso tra elezioni e dimissioni papali. Beppe Grillo ha preferito, come al solito, dimostrarsi originale, sperando in un "Papa nero, come è successo per il Presidente degli Stati Uniti. E’ fantastico, tutto sta cambiando", ha infine commentato. Mario Monti si è invece definito "molto scosso".

Elezioni 2013 e dimissioni del Papa: che legame hanno?

Attualmente, sulla maggior parte dei media, si sta stabilendo un legame tra le elezioni politiche 2013 e le dimissioni del Papa: due fatti che, apparentemente, sono agli opposti. Sì, è vero che c’è qualcuno che ha affermato che i politici dovrebbero prendere esempio dal Papa, ma è altrettanto vero che la notizia che ieri ha scioccato tutto il mondo sta oscurando un elemento di particolare rilevanza, come per l’appunto quello della campagna elettorale. Perfino Enrico Mentana ha aperto il suo telegiornale con un unico titolo, relativo alle dimissioni di Papa Benedeto XVI.

Effettivamente una notizia di tale portata, che ha un solo precedente storico risalente al 13 dicembre 1294, quando Celestino V si dimise perché si trovò di fronte a ingerenze politiche ed economiche che misero a dura prova la sua buona fede. Un atto di coraggio, ma anche rivoluzionario: la Chiesa, per dirla con le parole di Beppe Grillo, necessita di un cambiamento. Più umanità, meno sacralità, tanto per strizzare l’occhio a uno pseudo-slogan elettorale (il tempo è attuale).

Chi conquisterà l’elettorato cattolico?

Torniamo alle elezioni: come possono influire le dimissioni del Papa? Il seggio vacante, tanto per citare l’ultimo romanzo di J.K. Rowling, può davvero essere considerato un pericolo pubblico? La Chiesa è davvero in crisi? Ci sarà quel rinnovamento che in molti sperano? Sono tutte domande a cui non possiamo ancora dare una risposta certa: quel che possiamo affermare è invece che il trono vuoto lasciato da Joseph Ratzinger potrebbe indurre in confusione l’elettorato cattolico. Chi potrebbe giovare tra i candidati? Il Centro, senza alcun dubbio: Mario Monti è considerato il leader più vicino al Papa e all’elettorato cattolico (e sono circolate di frequente le voci su un endorsement del Vaticano per Mario Monti). E di questo Berlusconi ha paura: da una parte il Movimento 5 Stelle che insegue e persegue una rimonta storica, dall’altra l’ala centrista, che dalle dimissioni del Papa potrebbe trarre nuova forza. Il vuoto religioso potrebbe dunque essere compensato da un pieno politico, visto che quando gli elettori saranno chiamati a dare il loro voto, ancora non si saprà chi sarà il nuovo Papa.

Ci sarà il rinnovamento politico-religioso?

Quel che è certo è che ieri, come probabilmente anche nei prossimi giorni, a oscurare la campagna elettorale non è stato nessun Festival di Sanremo, ma un evento di portata storica: associare le dimissioni del Papa alle elezioni politiche, dunque, ci sembra fin troppo riduttivo. Certo, probabilmente la scelta di Ratzinger può essere definita politica, o culturale, in quanto tutto ciò che ci circonda e che coinvolge i nostri primari interessi, può definirsi "politica" o "cultura". Ciò che però salta più all’occhio è l’emergenza: la crisi attuale sta investendo ogni valore fondativo. La sfiducia nelle banche, il grandioso consenso che sta ricevendo il Movimento 5 Stelle e le dimissioni del Papa sono tutti elementi che sfociano in un unico mare: quello di un vuoto religioso-politico-culturale che ci pone tutti in prima linea. Cambiare o non cambiare? Questo è il dilemma.

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