Nonostante il quinto anno consecutivo di contrazione dell’economia, nel nostro paese esistono fette di mercato incredibilmente "scoperte", nelle quali si assiste ad una domanda di lavoro superiore all’offerta. Stiamo parlando dei cosiddetti mestieri, ovvero i lavori manuali.
Carenza di artigiani
L’allarme lanciato dalle associazioni della piccola impresa e dell’artigianato pone l’accento proprio su questo aspetto: esiste una serie di professioni ad alta manualità, ad esempio quelle legate a nuove tecniche e nuovi materiali, nella quale c’è carenza cronica di personale.
Nel 2011, dunque già in piena recessione, si segnalavano, tra i profili più richiesti e più difficili da trovare per le aziende, meccanici, fabbri e manutentori di automobili.
A seguire lingottai, sarti, idraulici e falegnami, non propriamente professioni intellettuali.
Problemi culturali e strutturali
Ma cosa c’è alla base dell’allontanamento in massa dal lavoro artigianale? Prova a rispondere Paolo Reboani, amministratore delegato e presidente di Italia Lavoro, società che opera come ente accessorio del ministero del Lavoro. “C’è un atteggiamento culturale radicato, che ha collegato i mestieri ad alta intensità manuale a un disvalore. Di conseguenza, per molta parte dei giovani italiani, il lavoro manuale non è uno sbocco ambito”.
Si tratta, quindi, di un fattore culturale. Ma non solo. “Il problema strutturale – sottolinea Reboani – è il mancato allineamento tra sistema scolastico e sistema produttivo: i profili professionali che escono dalle scuole non vengono assorbiti, da cui deriva la progressiva perdita di importanza degli istituti tecnici e professionali. Occorre orientare la scuola sul mondo del lavoro”.
Oltre ai lavori prettamente manuali, si riscontrano divergenze di domanda e offerta anche tra i lavoratori muniti di diploma: preferibili, infatti, sono coloro che hanno conseguito un diploma nel settore meccanico, nel gruppo legno-mobile, nel tessile (es. moda) e nell’elettrotecnico. Clamoroso il caso del lavoro impossibile da soddisfare nel Lazio, dove alcune aziende hanno per mesi ricercato, senza successo, termoidraulici e installatori di impianti.
Potenziare la formazione e l’apprendistato
Va aggiunto, inoltre, che le aziende in questione richiedono personale specializzato rapidamente integrabile nel processo produttivo e ciò comporta una riduzione degli assunti ventenni. Andrebbe dunque potenziato l’istituto dell’apprendistato.
“Gli sforzi- nota ancora Roboani - fatti negli ultimi anni sull’apprendistato sono positivi. Tuttavia tale strumento presuppone un sistema virtuoso di collegamento tra scuola e imprese, che è l’aspetto davvero critico e sul quale occorre dare segnali immediati”.
Assunzioni, più diplomati che laureati
Andando a scorrere le tabelle (Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro) balza all’occhio il fatto che, in effetti, le figure più ricercate dalle aziende non siano più i laureati, bensì i diplomati. Se analizziamo le percentuali di assunzioni nel periodo 2007-2013, ci accorgiamo infatti che la media del personale assunto laureato si attesta intorno al 12%, a fronte di un ben più rilevante 40% di neo assunti diplomati, specializzati soprattutto nel settore meccanico ed elettrotecnico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA