La crisi del debito europeo sembra si stia attenuando, soprattutto dopo che la Grecia è riuscita a compiere l’operazione di riacquisto al prezzo scontato di 30 miliardi di titoli pubblici. Ora è tutto concentrato su altre due problematiche sempre più incombenti: prima di tutto il fiscal cliff americano e la cosiddetta "Operation twist", l’operazione che consiste nella vendita di obbligazioni di breve scadenza utilizzando poi i proventi derivanti da questa vendita per acquistare bond a lungo termine.
L’avvertimento della Lagarde
Durante un’intervista rilasciata ieri alla Cnn, il presidente del FMI Christine Lagarde ha messo in guardia sui rischi che l’economia americana potrebbe correre se non si riuscisse a trovare un accordo sul piano di riduzione del deficit, "L’economia statunitense è meno vulnerabile a ciò che accade all’esterno, per esempio in Europa o in Cina", ha precisato Lagarde, "Questo non vuol dire che non ci sono conseguenze che arrivano dalla crisi in Europa, ma si tratta di conseguenze minori", sottolineando quindi che il paese risente molto più delle sue difficoltà interne invece che degli eventi che accadono nel resto del mondo. Lagarde ha quindi invitato tutti a "’perseguire un approccio equilibrato tra aumento delle entrate, sia alzando le tasse sia creando nuove fonti di entrate, e tagli alla spesa’’ proprio per evitare il fiscal cliff.
Accordo tra Obama e repubblicani?
Il presidente Usa Barack Obama si è intanto detto pronto a lavorare di comune accordo con i repubblicani per evitare il precipizio fiscale, ridurre il deficit e spingere la crescita e ha dichiarato, "Se si è seri, si deve chiedere ai ricchi di pagare più tasse. A questo principio non sono disposto a rinunciare".
Secondo il Financial Times infatti, il repubblicano John Boehner avrebbe incontrato ieri il presidente Obama per riaprire la questione legata al fiscal cliff; questo perché alcuni rappresentati del partito repubblicano hanno accolto la proposta della Casa Bianca relativa ad un incremento delle tasse sui redditi più alti dall’attuale 35% al 39,6%.
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