Traduciamo un articolo dal blog Ft Alphaville sulla guerra in atto nel mercato del petrolio tra interessi contrapposti.
C’è una battaglia in atto nel mercato del petrolio. Da un lato ci sono i soliti produttori dell’oro nero, come ad esempio i membri dell’Opec, che stanno tentando disperatamente di fermare la traiettoria discendente del prezzo del petrolio. Dall’altro ci sono i nuovi produttori statunitensi di petrolio, i quali - a causa del divieto di esportazione - non riescono ad ottenere i potenziali guadagni derivanti dalla produzione.
Nuove entrate nel mercato
Il problema per i membri dell’Opec risiede nel fatto che i profitti che in qualche modo quei paesi cercano di difendere sono diventati troppo alti per prevenire la nuova classe di produttori dall’entrata nel mercato. Tutto ciò nonostante il fatto che il restringimento delle esportazioni finisce di fatto per trasferire la gran parte della profittabilità della produzione al settore della raffinatura invece che ai produttori statunitensi.
Chi sopravvivrà alla concorrenza?
La pressione cresce, il che porta a presumere che ad un certo punto qualcosa dovrà essere concesso. Uno dei due gruppi sarà costretto a ridurre la produzione, che piaccia oppure no. Ovviamente, l’eventuale venir meno del divieto di esportazione farebbe gli interessi dei produttori americani. I prezzi sul mercato mondiale tenderebbero ad uguagliare quelli statunitensi, lo spread tra WTI e Brent si ridurrebbe, e l’Opec verrebbe costretto a ridurre l’offerta per controbilanciare. Quello che verrebbe perso dall’Opec sarebbe un guadagno per gli Stati Uniti.
Allo stesso tempo, comunque, togliere il divieto di esportazione vedrebbe gli Stati Uniti perdere il loro vantaggio competitivo nell’estrazione e nel raffinamento del greggio, tendendo progressivamente a estendere a macchia di leopardo le raffinerie americane, con un raggruppamento delle produzioni domestiche. Tutto questo condurrebbe ad uno stallo nella produzione.
Il punto critico quì è che nonostante il mondo stia sperimentando uno shock da offerta di petrolio positivo, uno stallo tra interessi oramai acquisiti tra gli Stati Uniti e l’estero non sta consentendo a quello shock da offerta di trasferirsi pienamente a beneficio dei consumatori tramite un abbassamento dei prezzi.
Tale situazione è sostenibile nel lungo periodo? A livello economico globale, un prezzo del petrolio non "giusto" implica che anche altri beni hanno un prezzo più alto di quello che consentirebbe l’ottenimento di un tasso del profitto "normale".
Libera traduzione da Izabella Kaminska per Ft Alphaville
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