L’influenza dell’attentato di Parigi sulle elezioni presidenziali USA

Corrado Salemi

18 Novembre 2015 - 08:44

I recenti attentati di Parigi influenzano la corsa alle presidenziali americane. Molti repubblicani accusano Obama per la mancanza di leadership a livello internazionale.

L’influenza dell’attentato di Parigi sulle elezioni presidenziali USA

I repubblicani sono fortemente critici verso la politica estera dei democratici, alimentando il dibattito pubblico su come tale politica possa mettere a rischio la sicurezza degli americani.
L’ex governatore della Virginia e candidato alla presidenza negli Usa Jim Gilmore afferma che il modo di operare di Obama non è quello giusto per evitare ulteriori attentati, che il mondo è in stato di guerra e che il popolo americano non è al sicuro in queste condizioni, infine paragona gli attentati di Parigi alla strage dell’11 settembre.

La tragedia di Parigi apre nuovi spiragli politici in America

Il senatore del Kentucky Rand Paul ha proposto una legge per fornire un maggiore controllo per coloro che vogliono entrare in America ed evitare che la tragedia di Parigi si ripeta in America, sostenendo che:

“Una delle lezioni che dovremmo imparare dalla tragedia di Parigi è che dobbiamo essere molto attenti e molto prudenti, straordinariamente prudenti, nei confronti di chi viene a visitare, che emigra e che studia nel nostro Paese”.

I repubblicani sono quasi tutti d’accordo nel criticare la politica estera del governo Obama e sabato sera, alla luce degli avvenimenti di Parigi, i candidati democratici sono stati costretti a confrontarsi con gli attacchi dell’opposizione.

A differenza dei candidati repubblicani, però, i democratici non hanno trascorso molto tempo durante la campagna elettorale ad affinare la loro retorica sulla politica estera. Questioni come la disuguaglianza di reddito, istruzione universitaria a prezzi accessibili e la giustizia penale hanno dominato il dibattito elettorale dei mesi scorsi, e solo marginalmente è stato trattato il tema della politica estera anche se la signora Clinton ha parlato della minaccia rappresentata dall’Isis, dicendo che gli Stati Uniti devono "sradicare IS " e che “ non può essere una lotta americana ", ma che" la leadership americana è essenziale ".

Le vicende politiche internazionali, e l’opinione che gli americani si faranno sul comportamento del governo a riguardo, avranno un ruolo cruciale nel risultato delle elezioni.

I repubblicani cercano di aumentare il consenso tra gli elettori promettendo una politica di maggiore sicurezza e mettendo al primo posto gli interessi degli americani. Discorsi fatti anche in Italia dal leader della lega Salvini, che ha apertamente criticato i toni pacati ed anti-bellici di Renzi ed Alfano.

I democratici, invece, difendono la loro politica rivolta a cercare una cooperazione internazionale che non veda il predominio di un’unica nazione. Probabilmente questa novità è mal digerita da molti nazionalisti a stelle e strisce di vecchio stampo, che trovano spesso nei repubblicani un approdo sicuro e tradizionale.

Il senatore Ted Cruz ha espresso un sentimento simile, affermando che "gli Stati Uniti dovrebbero solo ammettere profughi cristiani e che il piano di Obama di ammettere decine di migliaia di siriani e rifugiati musulmani era follia". Ha anche chiesto agli Stati Uniti di usare lo "strapotere dell’aria" in Siria e offrire più armi alle forze curde. Affermazioni di certo pesanti e un attacco diretto alla politica del Presidente.

Il clima è rovente e con gli avvenimenti di Parigi il dibattito in vista delle elezioni in America si è decisamente spostato da temi interni (come il finanziamento pubblico, il lavoro e la pianificazione familiare) alla politica estera che ora ha tutti i riflettori puntati su di se.

Sembra proprio che l’opposizione di Obama sia pronta a scendere in guerra, sia contro i terroristi che contro l’attuale esecutivo.

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