Francia contro ISIS: l’impatto economico della spesa per la sicurezza

Corrado Salemi

23 Novembre 2015 - 09:59

Molte delle capitali europee sono presidiate dall’esercito e tutti i paesi hanno aumentato le difese nazionali, ma quali sono i risvolti economici della maggiore spesa in sicurezza?

Francia contro ISIS: l’impatto economico della spesa per la sicurezza

Il mantenimento dei conti pubblici in “ordine” è uno dei cardini della politica economica europea, spesso criticato ma ritenuto da molti come un elemento imprescindibile per la sostenibilità economica europea. Ovviamente le crisi e gli eventi inattesi portano il cambiamento dei dogmi e dello status quo. Ma in che misura i recenti avvenimenti influenzeranno l’andamento economico delle nazioni coinvolte non è facile da determinare.

La sicurezza non costa così tanto

Il periodo che sta vivendo oggi l’Europa rievoca altri avvenimenti passati, è la ciclicità della storia che ci insegna che alcune azioni portano delle conseguenze ben precise.

Verso la fine degli anni ’30 il presidente americano Roosevelt decise di ripianare il bilancio dello Stato, fortemente in rosso, attraverso il taglio della spesa pubblica. Le conseguenze per l’economia americana furono pesantissime. Il periodo nero della finanza americana, noto come la grande depressione, non terminò grazie ad una politica economica azzeccata da parte dell’esecutivo dell’epoca, ma terminò in seguito allo scoppio della 2°guerra mondiale.
Infatti, negli anni ’30 in America il denaro circolante era ai minimi storici, la politica monetaria fortemente restrittiva e il tasso di disoccupazione a livelli altissimi, solo lo scoppio del conflitto portò l’America ad un disavanzo in bilancio e quindi, anche ad un aumento degli investimenti da parte del settore pubblico che hanno contribuito a far ripartire l’economia.

Oggi in Europa la situazione non è molto dissimile da quella dell’America degli anni ‘30. La generazione attuale, infatti, sta vivendo un periodo di austerità e di stretta fiscale, i conti pubblici hanno avuto un’importanza predominante rispetto a molti altri fattori, e il rischio di un conflitto a 360° sembra essere davvero alto.

François Hollande dichiara che la sicurezza deve avere la precedenza sull’austerità, è lecito chiedersi in che misura gli eventi di Parigi influenzeranno i conti pubblici francesi, quanto costerà questa sicurezza da tutti invocata?

La risposta è abbastanza sorprendente.

E’ difficile poter fare previsioni esatte su quanto il costo della sicurezza inciderà sul Pil francese, ma ricorrendo sempre alla storia, l’America dopo gli attentati dell’11 settembre aumentò di circa il 2% del Pil la spesa per la difesa e la sicurezza, ma in questa cifra era compreso anche il costo della successiva guerra in Iraq.
Almeno che la Francia non decida di effettuare un attacco abnorme verso i paesi islamici, la spesa per la difesa sarà inferiore all’1% del Pil.

La maggior parte dei costi per la sicurezza delle nostre città sono stati già iscritti in bilancio e le nazioni hanno gli armamenti già pronti per combattere una guerra.
Combattere una guerra, appunto, è diverso dal garantire la sicurezza dei cittadini ed evitare stragi come quella di Parigi. Un conto è andare a bombardare intere città, un altro è proteggere e difendere le proprie, considerando che il costo per fare la prima delle due azioni è di gran lunga superiore al secondo, è necessario pretendere maggiori investimenti per la sicurezza delle nostre città e migliorare l’intelligence interna per prevenire eventi disastrosi.

Intanto non si riesce a trovare Salah Abdeslam, uno degli attentatori del Bataclan, e la psicosi per il rischio di nuovi attentati cresce esponenzialmente.

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