Nessuno se lo aspettava, ma ci troviamo di fronte alla prova che anche i grandi sbagliano.
La caduta di Jamie Dimon
Jp Morgan è stata la banca che maggiormente ha resistito alle devastanti conseguenze della crisi finanziaria e che ha approfittato di uno dei suoi principali punti di forza, l’amministratore delegato Jamie Dimon, capace di gestire qualunque rischio anche grazie a una sua propensione quasi maniacale per l’attenzione al dettaglio. Un errore grossolano che ha portato a perdere almeno 2 miliardi di dollari. In conseguenza di ciò il titolo ha perso oltre il 5% a Wall Street, portandosi dietro anche altre banche come Bank of America, Citigroup, Goldman Sachs e Morgan Stanley, scese tutte oltre il 2%.
Una sconfitta sul piano dell’immagine, non sul livello finanziario
Vi sono dunque state perdite di trading per 2,3 miliardi di dollari in 6 settimane a causa di scommesse sbagliate sui derivati effettuate dal Chief Investment Office, una divisione della banca, che ha il ruolo di hedging, ovvero di proteggerla dal rischio. Le perdite potrebbero sfondare la soglia dei 3 miliardi alla fine del secondo trimestre: secondo il Wall Street Journal, uno dei diretti responsabili della débacle della banca, sarebbe il trader Bruno Michel Iksil, protagonista di una sequenza di operazioni sbagliate e di previsioni fallimentari.
Una sconfitta, questa, soprattutto per l’immagine di Jp Morgan, dato che le perdite saranno pressoché immediatamente annullate dai ricavi (5,4 miliardi di ricavi nel primo trimestre) e che genera conseguenze, spingendo l’acceleratore sulle riforme necessarie all’alta finanzia e ponendo maggiore attenzione sulla salute degli istituti bancari.
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