L’inaspettato provvedimento del governo suscita l’indignazione delle opposizioni. Critica, anche la minoranza del PD.
Alla fine fiducia è stata.
Dopo mesi di polemiche, pronostici prontamente smentiti, la minaccia di far cadere il governo da parte di Renzi e la speranza - elusa - della minoranza interna al PD di non essere messa di fronte ad un pericoloso bivio; l’esecutivo ha deciso di porre il voto di fiducia sull’Italicum.
La decisione, giunta al termine di una seduta parlamentare condizionata da forti tensioni, ha scatenato l’ira delle opposizioni, insorte contro la presa di posizione da parte della maggioranza e accusando il governo di aver intrapreso una deriva autoritaria.
Una scelta decisamente inaspettata che ha sorpreso soprattutto dopo le prime due votazioni sulle pregiudiziali, costituzionali e di merito: con un’ampia maggioranza, infatti, le richieste delle opposizioni erano state respinte dal Parlamento e nulla avrebbe fatto presagire ad un esito tanto imprevedibile.
Il timore di subire un colpo basso al terzo scrutinio ha spinto Matteo Renzi a riunire il Consiglio dei Ministri e optare per il discusso provvedimento.
Alla ripresa della seduta, la divulgazione della scelta del governo da parte del ministro Boschi ha incendiato l’Aula di Montecitorio.
Ad aizzare ulteriormente gli animi, la dichiarazione di ammissibilità del voto di fiducia, espressa dal presidente della Camera, Laura Boldrini.
Dura la reazione delle opposizioni: il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta parte all’attacco:
Non consentiremo che quest’aula diventi un bivacco di renziani - tuona l’azzurro- Mi meragviglio che quel che rimane del Pd possa accettare un comportamento di questo tipo.
Non c’era ostruzionismo, non c’era un numero esorbitante di emendamenti, perché mettere la fiducia? Non consentiremo il fascismo renziano, non lo consentiremo!
Sulla stessa lunghezza d’onda Sel e Fratelli d’Italia, mentre il Movimento 5 Stelle ingaggia il consueto duello verbale con Laura Bodrini.
Il Premier incassa senza battere ciglio e affida ai social network il suo pensiero, scrivendo su Twitter:
Dopo anni di rinvii noi ci prendiamo le nostre responsabilità in Parlamento e davanti al Paese, senza paura.
La Camera ha il diritto di mandarmi a casa, se vuole: la fiducia serve a questo. Finché sto qui, provo a cambiare l’Italia.
La Camera ha il diritto di mandarmi a casa, se vuole: la fiducia serve a questo. Finché sto qui, provo a cambiare l'Italia. #lavoltabuona
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 28 Aprile 2015
Non tardano ad arrivare le reazioni dei dissidenti del PD.
Pier Luigi Bersani dichiara di non essere sorpreso dalla scelta del governo, mostrandosi pronto a prendere una posizione forte:
Non avevo dubbi che avrebbero messo la fiducia qui il governo non c’entra niente, è in gioco una cosuccia che si chiama democrazia. Ora decideremo insieme che fare e poi deciderò io perchè ognuno deve assumersi le sue responsabilità.
Critici anche Civati e Fassina; mentre Cuperlo parla di ’strappo ingiustificabile’:
C’erano tutte le condizioni per affrontare la discussione dell’aula per migliorare, semmai, la legge.
Si è scelta la strada opposta, di precludere la discussione nel luogo deputato con un voto di fiducia che naturalmente impedisce che si determini questa possibilità.
Termina così una tormentata giornata di politica interna, con la certezza di essere ancora tra le nubi che preannunciano la tempesta.
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