Italia: rischio bancarotta se il debito pubblico supera il 140% del pil

Nicola D’Antuono

17 Settembre 2014 - 11:09

L’Italia vede il proprio rapporto debito/pil avvicinarsi sempre più alla fatidica soglia del 140%. Storicamente, oltre questo limite, i governi sono stati costretti a dichiarare default

Italia: rischio bancarotta se il debito pubblico supera il 140% del pil

Sui mercati finanziari non si placa l’appetito per i bond sovrani europei, tanto da spingere i rendimenti sui minimi storici su tutte le scadenze della curva dei tassi. Per il Tesoro italiano ciò si traduce in un significativo risparmio di costi e nella possibilità di rifinanziare il proprio enorme debito pubblico a tassi prossimi allo zero. Sembra un quadro tutto rose e fiori, in realtà manca ancora un pezzo per completare il puzzle. Si tratta dell’economia reale, che annaspa da qualche anno e che continua a evidenziare una pericolosa recessione. Al di là dei proclami fatti dagli ultimi governi (siamo a tre da fine 2011, dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi), che hanno sempre prospettato un ritorno alla crescita in tempi brevi, il paese è con l’acqua alla gola e fatica a uscire dalla recessione.

L’industria si sta frantumando, i consumi sono al palo, l’inflazione si sta dirigendo verso lo zero, la disoccupazione è ai massimi di sempre, i redditi delle famiglie sono tornati indietro di oltre vent’anni, più di due giovani su tre sono precari, il deficit pubblico è sempre al limite dei parametri di Maastricht e il debito pubblico galoppa a una velocità disarmante su valori record. Proprio l’indebitamento pubblico è il fattore di maggiore apprensione per il Belpaese: con i quasi 2.170 miliardi di euro di debiti, un rapporto debito/pil vicino al 136% e un’economia in perenne recessione, ben presto i mercati finanziari potrebbero voltare le spalle all’Italia e dire basta all’immobilismo del governo, ancora lontano dal mettere in pratica le necessarie riforme strutturali per rilanciare l’economia dello Stivale.

Non bastano gli appelli di Draghi e di altri economisti europei, né le recenti bocciature arrivate da Ocse, Standard & Poor’s e Confindustria. Il governo continua a muoversi lentamente e con grande difficoltà, senza riuscire a sbloccare produttività e investimenti. Inoltre, la disoccupazione è ormai su livelli inaccettabili e la sensazione è che le cose potrebbero ulteriormente peggiorare nei prossimi mesi. L’Italia diventa così l’osservato speciale sui mercati globali: too big to fail (troppo grande per fallire), ma anche troppo grande per essere salvata. Cosa fare allora? Molti economisti, all’interno della stessa Banca d’Italia, sembra stiano iniziando a pensare a un piano B, per non farsi trovare impreparati nel caso in cui il paese dovesse trovarsi in condizioni economico-finanziarie disperate.

Questa estate proprio Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri del governo Renzi, non aveva smentito le voci di una possibile ipotesi di ristrutturazione del debito, affermando però che di questo problema dovrà occuparsene soprattutto il premier Matteo Renzi. Ma qual è la soglia limite oltre la quale i mercati potrebbero uscire in massa dai bond pubblici italiani, mettendo nuovamente sotto pressione il debito pubblico del Belpaese? Storicamente la soglia limite è il 140% del pil (come successo all’Argentina a fine 2001 e alla Grecia nel triennio 2010-2012). Secondo Antonio Guglielmi, capo analista di Mediobanca, il rapporto debito/pil salirà al 145% nel 2015. Sarebbe quindi un valore oltre la soglia d’allerta. A quel punto l’Italia potrebbe valutare una clamorosa decisione: quasi certamente non il default totale, bensì una ristrutturazione del debito con haircut sul valore nominale dei titoli di stato in circolazione.

Sarebbe una perdita enorme per gli obbligazionisti, ma forse sarà l’unica vera strada percorribile nei prossimi anni. I loss sarebbero, però, davvero ingenti anche per le banche italiane, che al momento detengono ben 400 miliardi di euro di BTp & Co. in portafoglio. La stabilità politica del paese potrebbe essere messa in discussione e l’economia finirebbe nuovamente in una fase recessiva da incubo. Questo scenario così pessimistico non è purtroppo fantaeconomia. I presupposti per un tracollo finanziario del paese ci sono tutti e il recente boom dell’obbligazionario europeo non sta facendo altro che mascherare i gravissimi problemi economico-finanziari del Belpaese. La speranza è quella di assistere a una perenne luna di miele con i mercati, ma storicamente un evento simile non si è mai verificato. Il tempo stringe, occorre fare qualcosa e subito, ma con manovre economiche shock, altrimenti il futuro del paese potrebbe essere veramente a rischio.

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