L’Italia deve trovare una soluzione per i rifiuti entro tre anni

E. C.

4 Settembre 2021 - 17:06

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Sull’economia circolare, l’Italia è indietro rispetto all’UE e deve trovare una situazione per i rifiuti entro tre anni, prima del collasso degli impianti.

L’Italia deve trovare una soluzione per i rifiuti entro tre anni

Le discariche che ad oggi accolgono il quasi il 21% dei milioni di tonnellate all’anno di spazzatura domestica saranno piene in 3 anni.

La situazione italiana in fatto di rifiuti è abbastanza lontana dall’obiettivo europeo del 10% massimo di conferimento di rifiuti urbani in discarica prefissato per il 2035 dal piano europeo sull’economia circolare.

In effetti, l’Italia deve trovare una soluzione per i rifiuti e deve farlo entro 3 anni per non rischiare un collasso che potrebbe aggravare vorticosamente la situazione italiana dello smaltimento tra rifiuti urbani e speciali.

La situazione delle discariche in Italia

La stima di 3 anni per il collasso delle attuali discariche è una media calcolata che appiana le divergenze del divario tra parte nord e sud dell’Italia. La divergenza tra parte nord e sud del Paese esiste su vari livelli e in essi, è incluso anche il settore dello smaltimento dei rifiuti.

Infatti, nel Mezzogiorno, dove scarseggiano gli impianti di recupero realizzati all’insegna della tecnologia, la stima di collasso dei sistemi di smaltimento è al ribasso e indicata ad un anno e mezzo massimo. Un anno e mezzo è davvero poco e abbastanza indicativo per iniziare a rimediare fin da subito, senza ulteriori indugi.

Nell’Italia del nord, invece, dove gli impianti sono spesso più moderni e tecnologici, la stima è che il collasso della capienza degli impianti di smaltimento possa avvenire tra 4 anni e mezzo circa.

Tra i casi estremi, poi, troviamo la Sicilia e la Sardegna. In Sicilia, infatti, la capienza residua per accogliere i rifiuti delle famiglie della regione è poco sopra il 40%; mentre in Sardegna, le discariche sembrano essere già piene e c’è spazio per altri rifiuti per appena 6 mesi, non di più.

L’economia circolare: la soluzione per le discariche d’Italia

Quello dell’Italia si tratta nel complesso di un valore che supera di ben 30 volte quelli dei Paesi dell’Unione Europea considerati più green, come la Germania, la Svezia, il Belgio e anche la Danimarca. In quei Paesi considerati green, infatti, le discariche vengono utilizzate per lo smaltimento dello 0,7% dei rifiuti totali. Tutto il resto viene recuperato.

In tal senso, l’economia circolare sarebbe la soluzione anche per l’Italia e per il problema della spazzatura. Se prima si poteva pensare ad un piano a lungo termine, ormai è in pratica emergenza.

Non si tratta, però, di un’impresa facile, tutt’altro. Infatti, per poter pensare ad un’economia circolare più green, l’arretratezza o la carenza degli impianti rispetto agli standard europei dovrebbe essere in qualche modo colmata in tutto il Paese - insieme al divario che ancora sussiste tra nord e sud Italia - per quanto riguarda le discariche.

Nonostante le difficoltà, però, l’economia circolare rappresenta una priorità per l’Italia. Una gestione un poco più virtuosa dei rifiuti produrrebbe, infatti, più di un beneficio all’atto pratico. L’ambiente sarebbe più tutelato, la qualità della vita delle persone potrebbe migliorare, le città sarebbero più pulite, la transazione energetica potrebbe essere valorizzata così come le risorse locali e molto altro ancora.

Quanti soldi servono perché l’Italia riesca a diventare un’economia circolare

C’è da dire che, com’è logico, i cambiamenti non vengono da soli. Perché possa essere appianato il divario tra i numeri italiani e quelli europei, c’è bisogno di spendere soldi per creare nuovi impianti e innovative soluzioni per lo smaltimento dei rifiuti.

Secondo Marco Patuano, il Presidente della utility lombarda A2A, perché l’Italia possa raggiungere gli standard prefissati dall’Europa in ambito di economia circolare, è necessario un investimento pari a 4,5 miliardi di euro dedicati alle infrastrutture per il trattamento dei rifiuti.

Con un investimento nella realizzazione di impianti nelle varie regioni e un incremento della raccolta differenziata, potrebbe prospettarsi anche una diminuzione della Tari, l’imposta sui rifiuti.

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