Italia: 10 sfide per il prossimo Governo secondo il Financial Times

Federica Agostini

20 Febbraio 2013 - 13:38

Italia: 10 sfide per il prossimo Governo secondo il Financial Times

Dal Financial Times, le 10 sfide che il prossimo governo, eletto in Italia alle elezioni del 24 e 25 febbraio, dovrà affrontare per risollevare l’economia del paese, dilaniata da problemi e difetti strutturali, ma non solo.

1. Economia stagnante negli ultimi 10 anni

Il PIL dell’Italia è inferiore rispetto ai livelli del 2001 e la curva del declino non mostra margini di inversione. Persino Spagna e Grecia, nonostante la violenta contrazione economica, stanno relativamente meglio dell’Italia grazie alla forte crescita sperimentata prima del 2008. In Italia, la crescita è stata lenta fin dalla prima metà della scorsa decade e con la crisi è stata spazzata via del tutto.

2. Disparità regionali

Più della metà della produzione totale del paese risiede al nord, con una concentrazione di oltre il 20% nella regione Lombardia che registra in media un Pil pro capite di circa il doppio rispetto alle regioni meridionali e le isole.

Il Sud è da sempre "indietro" e tale disparità si deve, secondo l’analisi del Financial Times, a differenze strutturali che includono il livello di istruzione, il lavoro femminile, la corruzione ed i sistemi burocratici. Tutte questioni strutturali che, se non correttamente addossate rendono impossibile la resa del "potenziale" economico del Sud Italia.

3. Carenza di investimenti

Gli investimenti sono scesi del 20% negli ultimi 10 anni. La carenza di investimenti non solo rallenta l’economia, ma allo stesso tempo diminuisce la richiesta interna.

Il difetto è ancora una volta strutturale. In Italia è difficile investire; nella classifica della Banca Mondiale dei 185 paesi in cui investire, il nostro Paese è al 73esimo posto. Ma non è colpa della crisi, infatti, anche prima l’Italia attraeva in genere volumi ridotti di investimenti rispetto ai competitors.

Inoltre, l’elevato debito pubblico dell’Italia impedisce gli investimenti pubblici, spaventando gli investitori che si domandano se il Paese sia in grado di ripagare.

4. Debito Pubblico

Dopo Giappone e Grecia, l’Italia ha il debito pubblico più alto in relazione al PIL, sebbene si preveda che le misure di austerity introdotte dal governo Monti possano ridurre sensibilmente questa soglia.

5. Ricerca e sviluppo senza fondi

La carenza degli investimenti riguarda anche il settore della ricerca e dello sviluppo. Nelle classifiche OCSE, l’Italia è tra i paesi che spendono meno in ricerca e sviluppo (Reserarch&Development).

6. Corruzione

La corruzione è una piaga per il Paese che, insieme con la burocrazia, impedisce una efficace allocazione delle risorse e scoraggia gli investimenti. La percezione della corruzione, agli occhi dell’elettorato italiano riguarda in maniera piuttosto evidente la politica: una delle ragioni per le quali si dice che l’Italia sia politicamente instabile e scarsamente governabile.

7. Calo della produttività

La produttività italiana è in calo, non è una novità e non è nemmeno colpa della crisi. Il trend negativo della produttività italiana sembra inarrestabile, anche quando le performance non siano state scarse.

Tra le cause che si ricercano per spiegare il fenomeno viene spesso additato il precariato del lavoro (il livello più alto in Europa), l’anzianità dei top manager e la "pratica della raccomandazione" professionale.

8. Servizi scadenti, ma costosi

Secondo un recente studio del Fondo Monetario Internazionale, i fattori chiave a determinare le scarse performance dell’economia italiana sono la competitività limitata e la debolezza dei servizi pubblici. I tentativi del governo Monti di liberalizzazione/privatizzazione hanno ottenuto scarsi risultati in diversi settori.

Nel grafico, la media dei prezzi dei servizi energetici comparata con la media dei paesi OCSE.

9. Mercato del lavoro

Il mercato del lavoro italiano è eccessivamente regolamentato e iperprotettivo, ma questo è vero solo per coloro che hanno un lavoro fisso, in particolare nel settore pubblico. Il World Economic Forum colloca l’Italia al 127mo posto su 144 paesi per l’efficienza del mercato del lavoro, e ancora più basso per la flessibilità dei salari. Il FMI addita processo di licenziamento del paese, lungo e proibitivo, come uno dei principali problemi legati alla legislazione a tutela dell’occupazione.

Il tasso di disoccupazione in Italia è elevato, con la disoccupazione giovanile che supera il 36%. Inoltre, sottolinea l’OCSE, l’Italia è tra i paesi con maggiore percentuale di forza lavoro impiegata involontariamente part-time.

10. Discriminazione sessuale

Infine, conclude l’analisi del Financial Times, uno dei problemi dell’Italia è la scarsa partecipazione della componente femminile nelle alte cariche di dirigenza e in politica.

Non a caso, nella classifica OCSE sull’attività femminile, l’Italia fa meglio solo del Messico.

Conclusioni: la forza dell’Italia

Infine, il giornale inglese conclude sottolineando come, nonostante le avversità e i numerosi ostacoli da superare, l’Italia abbia ancora molto altro potenziale da esprimere:

Le sfide che spettano al prossimo governo italiano sono dure e difficili, ma il paese ha anche molta forza, che vale almeno altri 10 grafici. Il disavanzo della bilancia dei pagamenti del paese è relativamente basso, l’Italia è uno dei 5 più importanti produttori manifatturieri su scala globale e le sue esportazioni sono tra le più diversificate al mondo.

Nonostante la stagnazione economica, la produzione continua e il "Made in Italy" segue ad essere apprezzato tanto nei mercati avanzati, quanto in quelli emergenti.

Ce la farà il prossimo governo a vincere tutte queste 10 sfide?

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