Secondo il Sole 24 Ore, una banca d’affari starebbero studiando un dossier sulla fusione tra Intesa, Unicredit e MPS. E’ davvero possibile?
Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, sarebbe in cantiere un progetto di fusione tra Intesa San Paolo, Unicredit e MPS, che porterebbe alla luce un colosso della finanza mondiale. La notizia è stata smentita dai portavoce delle tre banche e lo stesso quotidiano parla di ipotesi vicina alla “fantafinanza”. Ma un ipotesi di questo tipo è davvero possibile? Quali sono i motivi di questo progetto?
Per gli Istituti di credito italiani il periodo economico non è dei migliori: eccessiva forza-lavoro, normative europee stringenti dal punto di vista dei requisiti di capitale, margini di profitto ridotti ai minimi dai tassi d’interesse di riferimento della BCE vicino allo zero.
Negli ultimi anni proprio per questi motivi il panorama bancario italiano ha presentato diverse operazioni di fusione, ma quest’ultima ipotizzata che conseguenze avrebbe sugli istituti?
Fusione Intesa-Unicredit-MPS, vantaggi per gli istituti e per la BCE
Una fusione tra i tre istituti di credito italiani comporterebbe la possibilità di chiudere 2000 filiali sul territorio italiano e un piano di esuberi da 20-25.000 persone. In questo senso va ricordata la notizia di qualche settimana fa su un possibile piano di esuberi da parte di Unicredit che coinvolgerebbe 10.000 persone tra Italia, Germania e Austria.
Secondo il dossier, il piano di fusione prevederebbe la fusione tra Intesa ed Unicredit tramite scambio azionario. In seguito la parte italiana di Unicredit verrebbe scorporata ed integrata con MPS.
A trarne vantaggio sarebbe anche la BCE, che da tempo è alla ricerca di un partner per la banca senese.
Maxi-fusione, quali limiti strutturali?
Se dal punto di vista finanziario un’ipotesi di questo tipo gioverebbe al bilancio delle tre banche, tramite la riduzione del personale che affossa gli utili degli istituti di credito, sono diversi i limiti di un aggregazione di questo tipo.
Per prima cosa l’antitrust dovrebbe esprimere parere favorevole per consentire la creazione di un istituto di credito vicino al monopolio in Italia. Inoltre l’esposizione creditizia delle tre banche farebbe superare i limiti consentiti dalla normativa europea, creando quindi difficoltà nella possibilità di erogare ulteriore credito.
L’istituto derivante dalla fusione entrerebbe poi nella categoria di SIFI (systemically important financial institution) ossia banche o assicurazioni il cui fallimento porterebbe ad una crisi economica. Istituti di questo tipo sono sottoposti a stress test molto accurati e stringenti.
Le reazioni a Piazza Affari: MPS in luce
Le reazioni in borsa vedono MPS in rialzo del 3,83% a 1,63€, miglior titolo del FTSE MIB. Positive anche Unicredit che guadagna l’1,70% a 5,685€ ed Intesa (+2,24% a 3,19€).
© RIPRODUZIONE RISERVATA