Oggi riceverà la firma ufficiale in Quirinale il decreto Ilva, varato dal Consiglio dei Ministri venerdì (dopo una riunione durata quasi sette ore) il quale prevede la riapertura del più grande polo d’acciaio d’Europa. Intanto, la magistratura di Taranto sta studiando il testo rilasciato dal Consiglio dei Ministri in base al quale lo stabilimento potrà ancora produrre nonostante il sequestro. Il segretario generale dell’Anm (Associazione Nazionale Magistrati) Maurizio Carbone, pm a Taranto, esprime intanto tutta la sua perplessità sulla "possibilità costituzionale che un decreto legge possa sospendere un atto giudiziario di sequestro preventivo finalizzato a impedire il protrarsi di reati gravi che mettono a rischio la salute della collettività".
Il decreto: cosa prevede?
Il decreto "stabilisce che la società Ilva abbia la gestione e la responsabilità della conduzione degli impianti e che sia autorizzata a proseguire la produzione e la vendita per tutto il periodo di validità dell’Aia". Nel caso in cui non verrà rispettato il piano di investimenti indispensabile per le operazioni di risanamento, verrà introdotto un meccanismo sanzionatorio; nel comunicato stampa si legge, "I provvedimenti di sequestro e confisca dell’autorità giudiziaria non impediscono all’azienda di procedere agli adempimenti ambientali e alla produzione e vendita secondo i termini dell’autorizzazione. L’Ilva è tenuta a rispettare pienamente le prescrizioni dell’autorizzazione ambientale".
Passera: dobbiamo salvare l’Ilva
Il Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera si rivolge ai magistrati, contrari al suddetto decreto e pronti a fare prontamente ricorso e dichiara, "Magistrati non fermateci, dobbiamo salvare l’Ilva" e aggiunge "Il decreto parte da un “presupposto fondamentale, e cioè che non ci deve essere contrapposizione tra salute e lavoro. Siamo convinti che anche all’Ilva i due diritti debbano bilanciare. Abbiamo fatto la cosa giusta, e l’abbiamo fatta in tempi record”; chiede poi all’azienda un “impegno fortissimo, che deve mettere in campo miliardi di investimenti per bonificare la produzione e l’ambiente”.
I dissidi
Antonio Di Pietro, leader dell’IDV, si è subito scagliato contro il decreto e in favore dei magistrati, difendendo la categoria e affermando, "Il Governo ha varato un decreto che i media già chiamano salva-Ilva. Dovrebbe invece salvare Taranto e i tarantini sia dalla disoccupazione che dalla morte e dalle malattie diffuse dai veleni dell’Ilva"; non dello stesso parere però l’Ilva che invece ha dichiarato che "tutelerà la propria immagine in ogni sede, anche legale, di fronte alle gratuite e indimostrate dichiarazioni dell’onorevole Antonio Di Pietro".
Una soluzione condivisa
È quello che Passera sperà si raggiungerà; il ministro infatti afferma, "Mi auguro che i magistrati capiscano che i loro obiettivi e i nostri non confliggono, ma coincidono; c’é una volontà comune che è quella di tutelare la salute e di salvare il lavoro di tutti. Noi non vogliamo vanificare le sentenze dei Tribunali né ledere la maestà del potere giudiziario. Vogliamo solo trovare una soluzione condivisa, nel rispetto del diritto’’.
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