Ilva: 5000 a casa. A rischio l’intero Polo Siderurgico italiano.

Piero Capello

27 Novembre 2012 - 10:51

Ilva: 5000 a casa. A rischio l’intero Polo Siderurgico italiano.

Dopo lo scandalo relativo all’inquinamento generato dall’Ilva di Taranto, la fabbrica è stata al centro della cronaca quotidiana.

Ultima notizia, i sette arresti di ieri e la successiva disattivazione di 5000 tesserini, con relativa estromissione dalla fabbrica degli operai che ne erano in possesso.
Il fatto ha scatenato lo sciopero, proclamato per almeno ventiquattro ore, degenerato, nella prima mattinata, in un’occupazione ad oltranza dello stabilimento.
Intanto, i vertici dell’Ilva continuano a proporre controperizie per negare i dati relativi all’anomala incidenza di tumori nella zona ove sorge la fabbrica.
Se l’Ilva chiudesse, l’intero polo siderurgico italiano sarebbe a grave rischio.

L’Ilva, i numeri

L’Ilva di Taranto è lo stabilimento siderurgico più grande non solo d’Italia, ma dell’intera Europa.
Solo nell’impianto a freddo, di cui è stata disposta la chiusura ieri, sono impiegati 5000 operai, anche se il totale degli impiegati supera gli 11.000.

Vanno infatti prese in considerazione le altre fabbriche che fanno capo al gruppo Riva: Genova, Novi Ligure, Marghera e Racconigi.
Nel complesso, il gruppo dà lavoro al 20% degli occupati nel settore della lavorazione dell’acciaio, garantendo il 40% della produzione nazionale e rappresentando il 7/8% del PIL della regione Puglia.

Una chiusura prolungata dello stabilimento di Taranto provocherebbe una reazione a catena dagli esiti disastrosi. La struttura di Genova, senza i rifornimenti dell’Ilva, potrebbe continuare a funzionare al massimo per una settimana.

La decisione del gruppo Riva

La decisione di mandare a casa i 5000 operai è stata annunciata dai vertici del gruppo Riva come reazione ai provvedimenti di cui è stato oggetto da parte delle forze dell’ordine.

Di ieri la notizia dell’arresto di sette persone nell’ambito dell’inchiesta che vede il gruppo accusato di disastro ambientale.
Sempre di ieri il sequestro di diverse tonnellate di prodotto finito e semilavorato disposto dal GIP di Taranto. In questa situazione sarebbe impossibile, secondo i vertici Riva, andare avanti, meglio chiudere lo stabilimento e aspettare i nuovi sviluppi dell’inchiesta.

Intanto, nessun passo indietro sulla questione salute: si continuano a proporre controperizie che garantirebbero la sicurezza dell’impianto, in barba alle evidenze portate alla luce dall’Istituto Superiore della Sanità.
Nelle zone limitrofe alla fabbrica, la mortalità dovuta a tumori sarebbe del 30% più elevata che nel resto della provincia.

Sindacati e Operai

Unanime la reazione di sdegno da parte dei sindacati e dei lavoratori, mentre il Governo ha convocato le parti per Giovedì a Palazzo Chigi.
Nel frattempo, Angeletti della UIL, parla di catastrofe ed esprime i propri dubbi sulla possibilità di un risanamento ambientale.

La FIOM non usa mezzi termini e parla di rappresaglia e atteggiamento ricattatorio da parte del gruppo Riva.
Dopo lo sciopero indetto per protestare contro la dura scelta dei vertici Ilva, nella mattinata è giunta conferma che gli operai hanno occupato lo stabilimento e fanno appello al Governo affinché intervenga con tempestività sulla questione.

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