Il lockdown? Tutta una strategia dei potenti per resettare il mondo

Flavia Provenzani

27/08/2020

16/02/2021 - 17:51

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Secondo un approfondimento apparso su Global Research, il lockdown sarebbe stato orchestrato dai potenti - in primis FMI e WEF - per implementare il «grande reset» del mondo.

Il lockdown? Tutta una strategia dei potenti per resettare il mondo

Sia il World Economic Forum (WEF) che il FMI parlano di un "grande reset" mondiale e indirizzano un gran numero di risorse dal basso a favore di una piccola élite, attraverso la schiavitù del debito - promuovendo un passaggio dal capitalismo dei consumi al capitalismo green - e tutto con un attegiamento ammiccante nei confronti dell’ambiente e della popolazione mondiale.

Il WEF è una ONG registrata presso un lussureggiante sobborgo di Ginevra, con ambizioni di comando dal sapore mondano. Il FMI, creato sulla base alla Carta delle Nazioni Unite, è un’organizzazione finanziaria internazionale ufficiale - una delle due istituzioni di Bretton Woods, l’altra è la Banca mondiale.

Il FMI è stato creato per sorvegliare e regolare l’enigma monetario mondiale. Entrambi, FMI e Banca mondiale, sono controllati dal potere di veto del Tesoro degli Stati Uniti.

L’obiettivo del WEF e del FMI è quello di «fare tutto il bene possibile per un mondo colpito dal disastro COVID». Nessuno di loro menziona invece come le loro azioni porteranno il mondo, specialmente il mondo in via di sviluppo, ad un disastro «sostenibile» ancora più profondo.

Il lockdown? «Tutta una strategia dei potenti»

Il messaggio principale del WEF sul tema è stato dato dal suo fondatore e presidente esecutivo Klaus Schwab lo scorso 3 giugno 2020:

"Il mondo deve agire congiuntamente e rapidamente per rinnovare tutti gli aspetti delle nostre società ed economie, dall’istruzione ai patti sociali e alle condizioni di lavoro...Ogni Paese, dagli Stati Uniti alla Cina, deve partecipare, e ogni industria, da quella del petrolio e a quella del gas e della tecnologia, deve essere trasformata. In breve, abbiamo bisogno di un «grande reset» del capitalismo".

Interessante notare come il “grande reset” (testualmente “ Great Reset ”) riguardi la preservazione del capitalismo. Ciò che Schwab e gli «amministratori» d’élite dietro di lui non dicono è che questo accelera lo spostamento delle risorse dal basso verso gli oligarchi, accecando gli occhi e le menti del pubblico con lo slogan «Sustainable Green». Quello vende sempre. Il consumo “verde” dà una bella sensazione, fa un certo effetto positivo.

In una formidabile scoperta - a conclusione di uno studio scientifico - il WEF conclude che il male di tutti i mali è la “ricchezza”. Molto peggio del coronavirus.

Secondo il WEF, infatti, il COVID-19 non è così cattivo come la ricchezza, vale a dire la ricchezza di denaro che si è accumulata nel corso dei secoli, rendendo il mondo un luogo sempre più squilibrato - con povertà, fame, miseria crescenti - e vulnerabile a prendere malattie, come il COVID.

Sì, il WEF e i suoi protagonisti (che rappresentano la “ricchezza”) dietro le quinte hanno sfruttato il COVID per giustificare un lockdown totale delle persone e dell’economia mondiale. Ciò è accaduto praticamente simultaneamente in tutto il mondo in quasi tutti i 193 paesi membri dell’ONU.

Le poche eccezioni includono Svezia e Bielorussia. Questo potente obbligo al lockdown, istigato «dall’alto», molto al di sopra dei governi e delle Nazioni Unite, e con un’autorità cooptata come l’OMS, ha messo in ginocchio l’economia mondiale in meno di 6 mesi. Oggi il tutto prosegue in nome della trasformazione “Green”.

Come se il virus avesse colpito contemporaneamente il mondo intero. Nessuno con una mente lucida può crederci. Non è mai successo nella storia dell’umanità. Eppure, le menti dietro questa frode la stanno passando liscia, le proteste ad oggi sono relativamente poche. Il loro segreto? Una massiccia campagna globale di PAURA.

La paura è stata usata come arma per intimidire l’intera popolazione mondiale. La paura, l’ansia e la frustrazione sono le cause principali della maggior parte delle malattie. In altre parole, ciò che fa la propaganda del falso e della paura ci rende più vulnerabili a tutti i tipi di malattie, compreso il cancro.

Ciò è ulteriormente rafforzato dal distanziamento sociale rigorosamente imposto. Proibire alle persone di incontrarsi, socializzare, «solidarizzare» e quindi ridurre il proprio livello di paura, è un dettato intelligente per le menti dietro a tutto questo.

Lo shock aleggia lentamente ma inesorabilmente tra alcune persone “pensanti” che decidono di riunirsi in massa, protestando, nonostante il divieto - Berlino, 1 agosto 2020, 1,3 milioni di persone in piazza. Altri manifestano per il Black Lives Matter (BLM), contro la brutalità della polizia e a favore o contro il movimento Woke. La maggior parte è generosamente finanziata da fondazioni di ricchi oligarchi come Ford, Gates, Soros, Rockefeller e altri. A partire dagli Stati Uniti, le proteste si sono estese anche alle principali città europee. Sono tutte un’esasperazione e rappresentano rabbia contro la repressione, quindi inconsapevolmente legate al coronavirus e la relativa repressione, sollevando sempre più scompiglio.

Ecco a voi il grande reset mondiale

Il WEF sostiene ciò che i manifestanti sanno da sempre: il problema è la ricchezza. È così semplice. Secondo Klaus Schwab, il consumismo senza fine deve finire e Madre Terra ha bisogno di essere protetta e riabilitata - occorre più equilibrio nell’umanità. Tutto questo ha fatto virare l’economia - un’economia capitalista, intendiamoci - verso un concetto di vita Green. Maggiori dettagli relativi a questi nobili obiettivi e ai meccanismi su come raggiungerli saranno divulgati al WEF di Davos a gennaio 2021.

Suona bene. Eliminare la ricchezza e promuovere una maggiore parità. Concetti che si vendono facilmente, ma né il WEF né il FMI ci credono. È un anatema per il loro dogma del capitalismo libero da tutti, una teoria del mercato fondamentalista che risolve tutti i mali del mondo.

Nasce il capitalismo Green

Il FMI, con il suo dogma parallelo a quello del WEF, sostiene il passaggio da «ciò che non ha funzionato» verso un’altra forma di capitalismo, un «capitalismo sostenibile» - promuovendo il New Green Deal del Partito Democratico degli Stati Uniti, modellato sul New Deal degli anni ’30 del presidente Franklin D. Roosevelt. Il Roosevelt New Deal fu ufficialmente concepito come un programma di sollievo dalla depressione economica del 1929-1933. Consisteva in progetti di lavori pubblici, riforme finanziarie e regolamentazioni varie, fino al 1939, l’inizio della seconda guerra mondiale.

Nel suo intervento alla Camera di Commercio degli Stati Uniti, Kristalina Georgieva, direttrice operativa del Fondo Monetario Internazionale, ha così parlato ai suoi interlocutori:

“Non c’è difensore dei mercati più forte di una persona che ha vissuto in un ambiente altamente distorto di un sistema non di mercato. Ho imparato in prima persona il costo delle cattive politiche e i vantaggi delle buone politiche. In effetti, è stato in parte dovuto al FMI il fatto che la Bulgaria abbia potuto svoltare negli anni ’90 e partecipare sia all’Unione europea che all’economia mondiale".

Georgieva è bulgara. Prosegue:

“Cosa ci dice il fatto che qualcuno che proviene da un sistema comunista ora guidi il FMI e sia invitato a rivolgersi alla Camera di Commercio degli Stati Uniti? In parole povere, ci dice che il cambiamento in meglio è inarrestabile".

Questo dice tutto. Il fondamentalismo del mercato deve continuare. E se il FMI avrà la possibilità, lo renderà possibile. Il programma in tre punti di Georgieva mette insieme l’approccio del WEF al «nuovo» paradigma economico, il Great Reset. Un passaggio dal «capitalismo della ricchezza» a un «capitalismo verde» più egualitario. Non c’è cambiamento che non richieda risorse. E poiché saranno i ricchi a seguire il processo, i pochi beni rimanenti saranno spalati dal basso verso l’alto. Il solito.

Il primo punto riguarda il bilancio della pandemia. La Georgieva sottolinea alcuni dei «danni collaterali» del lockdown obbligatorio - obbligatorio, perché stavamo e stiamo ancora combattendo un virus mortale.

Secondo il FMI, entro la fine del 2020 «170 paesi, quasi il 90 per cento del mondo, peggioreranno e avranno un calo del reddito pro capite».
Questa distruzione dell’economia mondiale ha già portato a implementare delle «vaste misure fiscali, per un totale di nove trilioni di dollari, a livello globale», secondo il FMI.

In realtà queste misure, compresi i pacchetti di salvataggio semi-clandestini a banche e altre istituzioni finanziarie, oltre ad altri colossi, hanno superato solo negli Stati Uniti i 20 trilioni di dollari. Aggiungiamo a questo ciò che il resto del mondo, in particolare l’UE, tramite la Banca Centrale Europea (BCE), ha elargito con i cosiddetti fondi di salvataggio. La maggior parte di questi soldi è andata a finire a condizioni favorevoli alla finanza, alla produzione e ai servizi; e solo una piccola percentuale è andata alle persone più bisognose.

Il secondo punto riguarda «la via per la guarigione». Qui il FMI punta ad una grande riapertura dell’economia. Ciò significa un approccio attento alla «costruzione di una ripresa che si concentri su una grande trasformazione man mano che emergiamo da questa crisi eccezionale».

Il WEF parla di «enormi riforme». Riforme e trasformazioni sono parole chiave dei nostri due protagonisti. Riecheggiano bene nel linguaggio del neoliberismo. Un paese che deve essere salvato dal FMI deve “riformare”, “trasformare” e “adeguarsi”. WEF e FMI vanno di pari passo.

La “grande trasformazione” voluta dall’élite

Il processo di riapertura a seguito dei lockdown sta avendo il suo corso in tutto il mondo: circa il 75% dei paesi sta riaprendo. Così dice il FMI. Ora è il momento di pensare attentamente a ciò che verrà dopo. Il Fondo suggerisce di «costruire una ripresa che si concentri su una Grande Trasformazione man mano che emergiamo da questa crisi eccezionale». Che cosa comporti precisamente la Grande Trasformazione la Georgieva non lo spiega.

Una delle opportunità che il FMI vede emergere da questa crisi è «la trasformazione digitale: una grande vincitrice di questa crisi». Non viene spiegato cosa significhi, ma è chiaro che si rende necessaria la digitalizzazione dell’identità delle persone e la digitalizzazione del denaro: il controllo totale sui movimenti delle persone, le cartelle cliniche, il flusso di denaro, i conti bancari e altro ancora.

Sebbene sia il WEF che il FMI riconoscano che questa crisi porterà più debito, deficit più elevati, una maggiore disoccupazione e un’impennata di povertà, entrambi vogliono degli “aggiustamenti”. E gli aggiustamenti di solito sono a carico dei gruppi sociali a basso reddito, i poveri.

«Aggiustamenti» è il termine utilizzato da FMI e Banca Mondiale quando «riformano» la pubblica amministrazione, licenziando un migliaia di dipendenti statali, aumentando così la disoccupazione e la disperazione; quando privatizzano beni e servizi pubblici; quando danno concessioni a società straniere che consentono di sfruttare le risorse naturali nazionali. La carota? Un prestito del FMI o della Banca Mondiale (o di entrambi). Bravi.

Tutto ciò porta a creare debito e ad essere schiavi del debito - e soprattutto a un maggiore controllo da parte del Nord del mondo sul Sud del mondo.

Il che ci porta al terzo punto: costruire una società più giusta, il ruolo del FMI, offrendo un’altra opportunità, diventando green. Il Fondo non perde occasione di ricordare della presenza del cambiamento climatico, che ancora incombe su tutti noi, causato dall’uomo e quasi finito nel dimenticatoio per colpa della saga e del dramma del coronavirus. Occorre tornare a parlarne. E quale migliore opportunità se non quella di guardare al futuro e diventare ecologici.

Questo è esattamente lo stesso concetto presente nella propaganda del WEF: una New Green Agenda, un New Green Deal. Costa parecchi soldi. Significa trasformare industrie dispendiose e inquinanti in industrie verdi e pulite, come, tra le altre, le auto elettriche - un segno visibile per una società pulita e consapevole.

Da dove viene l’elettricità per caricare le batterie al litio delle auto elettriche che distruggono l’ambiente? Nella maggior parte dei paesi è ancora prodotta dalla combustione di idrocarburi. In questo caso e in molti altri, la «trasformazione» da «energia nera» a «energia verde» utilizza più energia nera rispetto a prima.

Tutto per diventare più verdi

Il FMI è pronto a elargire prestiti da miliardi di dollari per la cancellazione del debito e l’assistenza finanziaria per consentire nuovi investimenti mirati alla trasformazione di cui sopra.

Assistenza finanziaria e riduzione del debito nel gergo del FMI significano aggiungere nuovo debito per ripagare il vecchio debito e, in rari casi, prevederne un vero sollievo o una cancellazione.

I nuovi (ed enormi) investimenti di trasformazione necessari per diventare “sostenibilmente verdi” possono provenire dal private banking, addizionati ai prestiti della Banca Mondiale e di altri istituti di credito ufficiali e regionali.

Nel concreto il FMI ha già messo in atto un programma denominato “Covid-19 Financial Assistance and Debt Service Relief”. Attraverso questo piano il Fondo sta fornendo assistenza finanziaria e alleggerimento del debito ai paesi membri che devono affrontare l’impatto economico della pandemia COVID-19. A tal fine, il Consiglio esecutivo del FMI, dalla fine di marzo 2020, ha approvato un aumento del Catastrophe Containment and Relief Trust (CCRT), da 250 miliardi di dollari a 1.000 miliardi di dollari. Questi fondi sono messi a disposizione dei membri della FMI che chiedono aiuti. Finora (al 10 agosto 2020), circa 80 paesi hanno presentato domanda.

L’assistenza finanziaria totale per 80 paesi ammonta a 87,8 miliardi di dollari; la riduzione del debito per 28 paesi ammonta a 251,2 milioni di dollari, una frazione di ciò che è stato trasferito dal Nord del mondo al Sud del mondo sotto forma di nuovo debito - o per chiamarlo per ciò che è, nuova schiavitù.

È interessante osservare che tutti i fondi vanno ai paesi in via di sviluppo. La riduzione del debito è chiaramente per i paesi in via di sviluppo poveri. Ma perché i fondi dovrebbero scorrere solo verso Sud? Il Nord industrializzato anche ha registrato enormi quantità di debito a causa COVID, molto probabilmente somme più ingenti in ordine di grandezza rispetto a quelle dei paesi in via di sviluppo. Tuttavia, i paesi «sviluppati» riescono a sopravvivere senza l’aiuto del FMI o della BM. Perché? Poiché la maggior parte del debito accumulato causa COVID è locale, debito interno e può essere gestito localmente attraverso politiche monetarie nazionali sovrane.

Le azioni e le politiche dichiarate di WEF e FMI vanno nella direzione di un capitalismo senza restrizioni. Per diventare di nuovo indipendenti, piuttosto che soffocare sotto il continuo neo-colonialismo, potrebbe essere opportuno andare contro i consigli del WEF e del FMI e lavorare costantemente con perseveranza verso un’autonomia politica e finanziaria.

Fonte: Global Research

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