In un lungo editoriale, l’Economist si pone un quesito molto attuale di cui si discute a lungo in questi mesi: una probabile uscita del Regno Unito dall’UE. Con quali probabilità questo accadrà? E quali sarebbero i vantaggi e gli svantaggi che da ciò deriverebbero?
Joel Budd, giornalista dell’Economist, risponde in un’intervista video a delle domande che gli vengono poste a riguardo.
Come potrebbe il Regno Unito lasciare l’Unione Europea?
Il modo più veloce sarebbe questo: un referendum “fuori o dentro” indetto da David Cameron, cosa che il primo ministro britannico non intende fare. Quello che Cameron invece vorrebbe fare è negoziare prima di tutto un rapporto più flessibile tra il suo paese e l’Unione Europea e poi indire un referendum per far approvare o meno questo nuovo tipo di rapporto. Ciò non è del tutto facile, in quanto Cameron sta ricevendo una forte pressione dal suo stesso partito ma soprattutto perché sta crescendo la minaccia da parte del Partito per l’Indipendenza del Regno Unito, motivo di grande preoccupazione quest’ultimo che secondo Cameron e il suo partito si potrebbe risolvere solo attraverso la convocazione di un referendum.
Quali sarebbero i vantaggi e quali gli svantaggi che deriverebbero dall’uscita del Regno Unito dall’UE?
I vantaggi:
- Si stima che ci sarebbe un risparmio di circa 10 miliardi di euro l’anno di contributi al bilancio europeo;
- Il prezzo del cibo sicuramente scenderebbe e di molto, in assenza della Politica Agricola Comune;
- Si potrebbe liberalizzare il mercato del lavoro, eliminando varie misure “inutili” per il paese;
- Infine, il sistema finanziario britannico non sarebbe più sottoposto a tassazioni e regolamentazioni da parte di Bruxelles.
Quali invece gli svantaggi?
- Il Regno Unito dovrebbe abbandonare l’area di mercato libero, che rappresenta la destinazione di quasi la metà delle sue esportazioni;
- Dovrebbe rinegoziare uno per uno tutti i trattati di libero scambio in vigore attualmente;
- Avrebbe una posizione sicuramente indebolita;
- Perderebbe molte di quelle società estere che ora hanno sede nel Regno Unito, in primis le società produttrici di auto.
Quali sono le probabilità che tra 10 anni il Regno Unito non sarà più in Ue?
Il giornalista britannico risponde che è molto difficile dare una risposta precisa in numeri a questa domanda ma dichiara comunque che si è passati dal pensare a questa opzione come qualcosa di “unthinkable” (impensabile) a qualcosa di “definitely plausible” (assolutamente plausibile) che diventa sempre più plausibile giorno dopo giorno per una serie di motivi sia in Europa che nel Regno Unito:
- L’insorgenza sempre maggiore del Partito per l’Indipendenza del Regno Unito;
- La prospettiva crescente di un referendum a riguardo,
- Infine, il crollo della motivazione in base alla quale il Regno Unito è entrato nell’Unione Europea negli anni ’70: la prospettiva di entrare a far parte di un’Europa ricca e prosperosa. Ora questa visione non c’è più essendo stata sostituita invece dalla visione di un’Europa disfunzionale e sicuramente non ricca.
Per evitare quindi quello che secondo l’Economist sarebbe un disastro, la soluzione potrebbe essere quella di spiegare ai cittadini inglesi i vantaggi derivati dall’entrata del Regno Unito nell’Unione Europea e i grandi rischi che invece il paese dovrebbe affrontare se decidesse di abbandonarla; quindi rimanere in Europa e far sì che quest’ultima possa prendere delle decisioni che siano più favorevoli nei confronti del paese.
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