Mobbing, un fenomeno sociale in crescita, quali le cause, e le conseguenze per le vittime e per le aziende
Emarginazione, assegnazione di compiti dequalificanti, vessazione, discriminazione, diffusione di maldicenze, critiche continue, questi atteggiamenti definiscono il mobbing, atteggiamento da parte di un superiore o da uno o più colleghi con lo scopo di isolare ed emarginare una persona ritenuta scomoda.
Il mobbing è un fenomeno sociale in crescita, si manifesta nei settori lavorativi più diversi, qualche anno fa le categorie maggiormente interessate erano impiegati, quadri e dirigenti, ora sta interessando anche gli operai.
In Italia il fenomeno coinvolge un milione circa di lavoratori, su 21 milioni di occupati, il 65% al Nord, la vittima è prevalentemente donna (52%), il fenomeno è soprattutto tra gli impiegati (79%), ed interessa una fascia d’età compresa tra i 40 e i 50 anni.
In Europa il fenomeno è molto diffuso e le percentuali più elevate si registrano nel Regno Unito, Svezia, Francia, Irlanda, Germania, l’Italia guida la parte bassa della classifica e precede Spagna, Belgio e Grecia.
Il mobbing non va confuso con le controversie che si possono quotidianamente verificarsi nell’ambiente di lavoro. Per parlare di mobbing sono necessari due requisiti fondamentali: la frequenza e la durata, e che possono arrecare danni rilevanti alla condizione psicofisica del lavoratore, chi subisce il mobbing cerca di capire le cause dell’ostilità ma se non riesce a comprenderle si chiude in sé stesso autocolpevolizzandosi.
Il mobbing è un processo particolarmente complesso, inizia lentamente e subdolamente e diviene evidente solo dopo un lungo periodo di tempo.
Quali sono le cause?
Possono essere molteplici:
- la disoccupazione
- la maggiore flessibilità richiesta alle professioni
- le fusioni di più aziende
- la competitività
- l’esasperazione a ridurre i costi aziendali
- le trasformazioni tecnologiche.
Oggi di fronte all’elevato tasso di disoccupazione, alla paura di licenziamenti o di cassa integrazione, il lavoratore percepisce la precarietà del proprio lavoro e ciò può spingerlo a comportamenti mobbizzanti; anche la richiesta di lavorare in gruppo, con un team poco affiatato può instaurare un elevato grado di competitività, aumentare la conflittualità e degenerare nel mobbing.
Le conseguenze
possono essere classificate in psicologiche, relazionali ed economiche.
Il mobbing conduce la vittima ad una situazione di estremo disagio psicologico che spesso si trasforma in disagio psicofisico.
Anche i rapporti personali e familiari ne risentono notevolmente, spesso in famiglia la vittima sfoga la propria rabbia e frustrazione e insoddisfazione, ma alla fine anche le persone più care non riescono più a sostenerla psicologicamente, e la violenza subita sul posto di lavoro diventa l’unico ed ossessivo argomento di conversazione.
Oltre alle conseguenze per la vittima ci sono quelle per l’azienda e per la società.
Il lavoratore colpito da mobbing presenta un netto calo del rendimento, si assenta spesso per malattia e diventa un peso per l’azienda, in tale ottica le malattie professionali incidono negativamente sull’andamento della spesa della sanità pubblica.
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