ISIS. Cade Falluja, roccaforte del Califfato in Iraq: le conseguenze

Sara Catalini

21 Giugno 2016 - 16:32

La caduta della città di Falluja per mano del governo iracheno è una perdita ingente per l’ISIS. Ma cosa sta accadendo tra le mura del Califfato? Che peso politico avrà la riconquista del centro?

ISIS. Cade Falluja, roccaforte del Califfato in Iraq: le conseguenze

Falluja: quale futuro dopo l’ISIS?

La caduta della città di Falluja per mano del governo iracheno è una perdita ingente per l’ISIS. La città a 40 chilometri circa ad ovest di Baghdad incarna la più genuina resistenza sunnita in Iraq. Ha visto il sorgere dello scontro tra iracheni e soldati statunitensi, quando gli americani si crogiolavano nei primi bagliori dell’invasione nel 2003.

Falluja è stata anche la prima città a cadere nelle mani degli estremisti sunniti dopo l’abbandono delle truppe americane e sempre la prima ad essere conquistata dal Califfato nel gennaio 2014.

ISIS perde Falluja

Quanto più territorio l’ISIS perde meglio è, dato che l’estensione di zone territoriali d’influenza designano il peso politico e militare degli attori geopolitici sul campo, nonché la loro disfatta o vittoria nel conflitto.

Nel 2014 quando l’ISIS era agli inizi della sua campagna di terrore ha potuto contare su un reclutamento di massa. Ma in più di un anno ha costantemente perso territorio: le forze irachene e le milizie sciite hanno riconquistato Tikrit, Ramadi poi Mosul con l’apporto dei curdi iracheni.

La decisione della Turchia di bloccare finalmente il passaggio al confine con la Siria ha colpito duramente la mobilitazione dei combattenti affiliati alle milizie di Daesh. Nel mese di aprile i funzionari degli Stati Uniti hanno riferito che il flusso di mercenari stranieri che aderiscono all’ISIS si è ridotto da 2.000 a soli 200 nell’ultimo anno.

ISIS: qual è il peso politico della presa di Falluja?

E’ importante dal punto di vista della politica irachena dato che la città di Falluja è sempre stata vista come una fabbrica di auto-bombe a Baghdad. Forse questa strategia di accerchiamento dell’ISIS su quattro fronti diversi potrebbe funzionare sul lungo periodo. Attualmente gli schieramenti estremamente eterogenei e con interessi conflittuali sono disposti come segue

  • Ribelli curdo-arabi e Usa nel nord dell’Iraq;
  • Russia nel nord-ovest della Siria;
  • Iran e milizie sciite a sud di Aleppo, in Siria.

ISIS: cosa succede tra le mura del Califfato?

I salari sono in calo con i combattenti pagati solo 50 dollari al mese e l’elettricità è stata ridotta nelle aree in suo possesso, secondo documenti recuperati da città liberate (i dati dei documenti sono stati raccolti nel più ampio report “Califfato sotto assedio”, pubblicato nel mese di aprile dal West Point Center).

Allo stesso tempo l’ISIS sta perdendo molta popolarità fra i musulmani in tutto il Medio Oriente: i sondaggi mostrano che l’80% di giovani arabi residenti in 16 Paesi presi in esame tra gennaio e febbraio rifiutano qualsiasi possibilità di supporto al Califfato, un dato in forte aumento rispetto al 60% registrato nel 2015.

ISIS: qual è il prossimo passo?

Le forze siriane si troverebbero attualmente a circa 10 chilometri da Raqqa, centro nevralgico di Daesh in Siria, e sarebbero molto vicine alla base aerea di Tabqa, alla periferia occidentale di Raqqa.

Alcune fonti sul posto hanno riferito alla stampa locale che l’esercito è riuscito a ristabilire il controllo dell’oleodotto di al-Thawra, vicino Tabqa e a liberare alcuni lavoratori residenti nella zona.

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