I più grandi scandali dell’industria automotive

Redazione Motori

23 Febbraio 2019 - 17:34

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Emissioni falsate e consumi irreali: ecco i 7 scandali più grandi che hanno travolto i gruppi industriali negli ultimi anni.

In tema di emissioni e consumi, l’industria dell’automobile ha vissuto gli ultimi anni sulle montagne russe: da una parte le normative istituzionali sempre più restrittive con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale delle automobili; dall’altra le case automobilistiche sempre più in difficoltà per rispettare gli standard imposti dalle istituzioni.

Questo meccanismo ha portato alcuni colossi dell’auto a falsificare i dati innescando un effetto domino che ha sollevato numerosi scandali. Più emergono casi di emissioni e consumi falsificati, più le norme si fanno stringenti.

L’ultimo in ordine cronologico è stato di Ford, che ha rivelato potenziali difetti nei propri test sulle emissioni, sottolineando le difficoltà del comparto auto nel rispettare normative sempre più strette. L’Ovale Blu ha avviato una serie di controlli sulle proprie auto insieme ad una società esterna che potrebbero concludersi forse in estate, ma finora non è stata trovata alcuna imperfezione.

Quello di Ford è solo uno degli scandali che negli ultimi 10 anni hanno sconvolto il mondo dell’automobile. Vediamo i sette più eclatanti.

Gli scandali del mondo automotive degli ultimi anni

Volkswagen

Nel 2015 Volkswagen ha ammesso di aver manomesso 11 milioni di auto Diesel vendute in tutto il mondo tramite apparecchiature che consentivano alle centraline di riconoscere quando le auto erano in fase di test e quindi limitavano le emissioni che invece durante la marcia regolare erano molto più alte. Il caos ha portato alle immediate dimissioni del CEO Martin Winterkorn successivamente condannato dalla corte federale del Michigan per aver truffato gli Stati Uniti e aver violato il Clean Air Act. Lo scandalo ha portato all’arresto dell’allora CEO di Audi Rupert Stadler e ha raggiunto un valore di circa 32 miliardi di euro di perdite tra battaglie legali e multe.

Sempre Volkswagen nel 2005 aveva avuto a che fare con uno scandalo legato alla corruzione: i top manager del gruppo avevano pagato i sindacalisti con viaggi di lusso e altri benefit illeciti

Daimler

Daimler ha ammesso di pagare tangenti in alcuni stati africani e non solo e ha raggiunto un accordo con gli Stati Uniti nel 2007. Oltre a questo, è sotto investigazioni da parte degli Stati Uniti per questioni di emissioni delle auto Diesel.

FCA

All’inizio dell’anno Fiat Chrysler Automobiles ha raggiunto un accordo con il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti in California pagando circa 800 milioni} di dollari per aver montato apparecchi dissimulatori delle emissioni su 100mila veicoli.

Nissan

Nel 2017 è stato scoperto che Nissan consentiva l’ultima valutazione per l’omologazione dei veicoli a personale non autorizzato: dal 1979 lavoratori non qualificati certificavano e approvavano le auto al termine della catena di montaggio nello stabilimento di Tochigi, falsificando anche alcuni dati. La Nissan ha fatto investigazioni interne e non ha mai enfatizzato i consumi delle proprie auto. Questo scandalo è costato richiami da un milione di automobili e la temporanea chiusura delle linee produttive in Giappone.

Subaru

Sempre nel 2017 Subaru ha scoperto che alcuni addetti registravano dati sui consumi e sulle emissioni ottenuti da test non a norma, modificando le velocità e i livelli di umidità. L’indagine ha fatto emergere anche altre incongruità in sede di check finali sulle auto. Lo scandalo ha portato alle dimissioni come CEO di Yasuyuki Yoshinaga CEO.

Mitsubishi

Nel 2016, a travolgere la casa giapponese è stato uno scandalo sui consumi dichiarati che è costato azioni legali e una manovra di salvataggio da parte di Nissan. La casa ha dichiarato nei consumi dei calcoli realizzati a tavolino invece di condurre test specifici, falsificando i dati sui modelli prodotti dal 2006 al 2016.

Suzuki, Mazda, Yamaha

Ancora in Giappone: ad agosto 2018 uno scandalo ha travolto Suzuki, Mazda e Yamaha. Le tre case avevano condotto test su emissioni e consumi senza rispettare gli standard giapponesi, riducendo la velocità consigliata più di quanto ammesso dalle autorità. Suzuki inoltre era già stata coinvolta in uno scandalo nel 2016 sempre per le modalità di misurazione dei consumi che aveva portato alle dimissioni del CEO Osamu Suzuki.

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