Dopo ormai quattro anni di recessione, le imprese multinazionali che avevano guadagnato nel prospero periodo precedente si trovano ora a fare i conti con un drastico calo nei consumi.
Jan Zijderveld, il capo delle operazioni europee di Unilever, compagnia multinazionale britannico-olandese di beni di consumo, ha espresso quello che era il suo piano per superare il problema: trattare i consumatori europei come consumatori di paesi del Terzo Mondo.
La strategia taglia-prezzo
In paesi asiatici come l’Indonesia, dove il salario medio non supera i 400 dollari, Unilever adotta da tempo la strategia del “pacchetto ridotto”: vendendo pacchi e confezioni di minori dimensioni e quindi a un prezzo ridotto, la compagnia vende di più.
E così, in Grecia si trovano mini “pacchi-affare” di patate e maionese, ed olio d’oliva di marche minori per tutte le tasche.
La strategia taglia-prezzo non si ferma ai supermercati: in molti ristoranti europei si trovano i menu taglia-prezzo: Alain Ducasse, chef di numerosi ristoranti, alcuni dei quali che vantano stelle Michelin, cerca di attirare i clienti con l’offerta “prendi due, paghi uno”.
Calo dei consumi: cause ed effetti
Inasprimento delle tasse e tagli alla spesa pubblica hanno avuto un drammatico effetto sul consumo in Spagna, specialmente per quanto riguarda consumatori a reddito medio-basso, come è risultato da uno studio di Eurimor, azienda di ricerca di mercato internazionale.
Ad esempio, gli spagnoli, grandi bevitori di caffè, ne hanno ridotto il consumo del 7% solo nella prima metà del 2012.
Pau Sole gestisce un bar di tapas a sud di Barcellona. Le cose vanno “molto bene” da quando ha adottato anche lui la strategia taglia-prezzo, ma in un paese in cui la disoccupazione giovanile supera il 50% sono gli anziani a mantenere viva l’attività di Pau.
Storia ancora più drammatica viene da Jose Manuel Soriano, meccanico trentacinquenne che aveva di recente comprato un appartamento ma che, da quando la crisi ha duramente colpito il Paese, è stato costretto a tornare nella casa dei genitori e a rinunciare alle sue abitudini, al punto che il gelato è diventato “un lusso”.
Attirare i consumatori cinesi
Molti commercianti e venditori, per superare il problema di una sempre minore domanda interna di consumo, cercano così di attirare i consumatori di paesi “un po’ meno poveri”: nei negozi circolano guide per lo shopping in lingua cinese, i centri comemrciali hanno introdotto tessere-sconto per i turisti cinesi, i quali sono addirittura esenti dall’elevata tassa sui consumi.
Il problema del calo dei consumi ha preso piede in tutta Europa. Euromonitor, impresa britannica di market intelligence, predice un calo dei consumi di cibo del 2.7% nel 2012, rispetto all’anno scorso, solo in Europa occidentale. Riduzione non così drammatica se paragonata a quella di economie particolarmente colpite, come Grecia e Irlanda, dove il consumo di cibo è già calato rispettivamente del 9% e del 7%.
Leta Stavroulaki, ventisettenne di Atene aspirante fisioterapista, dice che c’è veramente poco che può permettersi di acquistare. “Non uso più la macchina, non esco più con gli amici, non vado più in vacanza. La maggior parte dei miei amici sono anch’essi disoccupati e tutti disperati. Siamo bloccati in casa perchè non abbiamo soldi”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA