Ieri il presidente del Consiglio Renzi ha presentato ufficialmente il progetto “Human Technopole” sulla realizzazione di un centro di ricerca innovativo nell’area di Expo.
“Human Technopole”: il premier Renzi ha presentato ufficialmente il progetto del centro di ricerca innovativo post Expo. Il polo scientifico coprirà 30mila metri e sarà all’avanguardia nella ricerca sulla salute e sulla nutrizione.
Nel giorno dell’apertura della “Fashion Week” milanese il presidente del Consiglio si è recato nel capoluogo lombardo per presentare il progetto annunciato lo scorso novembre e per il quale il governo stanzierà un miliardo e mezzo di euro nei prossimi dieci anni.
Il progetto, ancora in fase iniziale, è già divenuto oggetto di polemiche: con la ricerca scientifica italiana in difficoltà, soprattutto dopo la riduzione dei fondi pubblici a essa destinati, è davvero necessario realizzare un progetto così lungo e dispendioso?
Human Technopole: il progetto
Il progetto del polo scientifico prevede la riqualificazione dell’area di Expo, in particolare di 30mila metri quadrati, in cui le strutture già presenti verranno convertite in 7 centri di ricerca specializzati in soluzioni mediche e nutrizionali contro il cancro e le malattie neurogenerative. L’intenzione è quella di integrare medicina, statistica, big data analysis e nanotecnologie.
Si tratterà quindi di strutture innovative in cui lavoreranno 1.500 persone tra scienziati, studenti, personale amministrativo e team di ricerca. Saranno necessari tre anni per la fase di start-up ma si tratta di un progetto decennale per il quale il governo ha già stanziato 150 milioni di euro.
Human Technopole: le critiche
Sebbene il progetto “Human Technopole” non sia ancora in corso è già divenuto oggetto di polemica: le pirincipali critiche riguardano la scelta dell’ente a cui è stata affidata la sua gestione.
Si tratta dell’IIT, l’Istituto italiano di tecnologia di Genova, l’ente privato più finanziato dal governo: il centro di ricerca ligure ha ricevuto oltre 1 miliardo di euro in 11 anni di cui, assicura la Corte dei Conti, quasi la metà non è ancora stata spesa.
La polemica dunque è immediata: si tratta di uno “spreco” secondo gli altri istituti di ricerca che invece si sono visti tagliare ogni anno i fondi pubblici a loro disposizione.
Ogni anno fino al 2018 il fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica del Miur subirà una riduzione di due milioni di euro. Con la legge di Stabilità 2016 sono stati ulteriormente ridotti anche i fondi destinati a iniziative per la diffusione della cultura scientifica: da 10 milioni nei prossimi tre anni si ridurranno del 40%.
Si accusa quindi il governo di voler investire in un progetto “eccessivo” invece di salvare la ricerca italiana che, priva di fondi pubblici, è ormai ai limiti della sopravvivenza.
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